Aig – American International Group – potrebbe pagare un dividendo già l’anno prossimo e al riguardo sono già state avviate consultazioni con le autorità di regolamentazione, ossia con la Federal Reserve. È quanto dichiarato dall’ad del colosso assicurativo Robert Benmosche durante una conference call con gli analisti, in cui ha ribadito che l’obiettivo primario del gruppo non è il varo di un buy-back, ma quello di riuscire a migliorare sensibilmente il rapporto di copertura del debito con la speranza di migliorare anche il proprio rating. Giovedì sera Aig ha presentato i risultati trimestrali, che evidenziano come il gruppo abbia virato in positivo nel terzo trimestre, registrando un utile di 1,9 miliardi di dollari, pari a 1,13 dollari per azione, contro le perdite nette per 4 miliardi, 2,10 dollari per azione, accusate nello stesso periodo dell’anno scorso. Sui numeri del colosso assicurativo – salvato durante la crisi di quattro anni fa con un maxiprestito da oltre 180 miliardi di dollari – hanno influito positivamente il calo dei costi collegati a disastri naturali e il miglioramento di varie aree di attività.
Aig ha registrato profitti operativi per 1,6 miliardi di dollari, un dollaro per azione, meglio degli 86 centesimi attesi dagli analisti. Il giro d’affari tuttavia è parso in frenata calando del 3,3% a 8,75 miliardi di dollari. Il gruppo – ancora controllato dal Governo – è quindi avviato sulla strada del pieno risanamento, anche se le previsioni per l’immediato futuro sono tutte improntate alla cautela. Sui risultati del trimestre in corso incombono infatti gli effetti del passaggio sulle coste orientali del Paese dell’uragano Sandy: «Abbiamo riserve sufficienti per gestire la situazione» ha affermato Benmosche in un’intervista alla Cnbc dove ha precisato che le perdite legate a Sandy saranno «significative ma non costituiranno un problema per la società». Rassicurazioni che tuttavia non sembrano aver rasserenato del tutto gli animi degli investitori visto che a ieri a Wall Street il titolo ha perso oltre il 5 per cento.
Fonte: Il Sole 24 Ore