Uno specchio della società che cambia. Con tutte le qualità positive, le anomalie, le speranze di cittadini, noi, pieni di voglia di un futuro da affrontare con nuovi strumenti, ma alla fine ancorati a vecchie convinzioni. Ecco l’assicurazione, qualcosa che gli italiani hanno sempre visto come un’imposizione- in alcuni casi è così – piuttosto che come strumento per pianificare una serie di protezioni e investimenti per la famiglia. C’è poi il rapporto con le compagnie, che dimostra un’alta fidelizzazione anche se i borbottii dei clienti sono da antologia. È un po’ come se si giocasse questa importante partita, quella della sicurezza, con schemi vecchi in un mondo dove l’innovazione finanziaria spesso non si accompagna con una reciproca conoscenza profonda tra risparmiatori e fornitori di servizi.
I bassi numeri che il nostro Paese annota nel campo assicurativo e previdenziale complementare ne sono il segno. Un gap accentuato dalla crisi che sta dolorosamente incidendo sui bilanci familiari e che si trasforma in una lontananza della strategia economica da queste scelte.
Secondo l’indagine Ipsos per Acri, presentata mercoledì scorso in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, in dieci anni la quota di italiani che hanno sottoscritto polizze è passata dal 27 al 19 per cento. Questo mentre non è mai stata così alta la percentuale di chi se non risparmia qualcosa non dorme sonni tranquilli (il 47%, contro il 29% di dieci anni fa).
L’evoluzione del mercato del lavoro, del settore sanitario e di quello previdenziale, a causa anche dell’invecchiamento della popolazione, porterà a un sempre più debole intervento pubblico. Siamo in un momento nel quale chi segue con attenzione la propria situazione finanziaria deve porsi il problema di ipotizzare scenari dal breve a medio e lungo termine. Lo so, spesso per giustificare la deludente crescita di un investimento si riceve la giustificazione che “va visto nel medio e lungo termine“, ma gli elementi da valutare non sono solo economici.
Gli esempi che arrivano da altri paesi dimostrano come un’attenta pianificazione alla fine porti vantaggi, sempre che da parte dei professionisti del settore avvenga un ulteriore salto di qualità. Innanzitutto va cancellata la sensazione che ha spesso il cliente, cioè quella di vedersi offerto un prodotto più conveniente per chi cerca di venderlo, piuttosto che per le proprie esigenze.
Prendiamo un giovane padre, con moglie che ha un impiego saltuario e due figli. Vorrebbe qualche forma di tutela, ma da dove cominciare? La soluzione potrebbe esser quella di una polizza puro rischio che, vista la giovane età, darebbe sicurezza con spesa limitata. Ma se si considera l’aspetto lavorativo, essendo la famiglia del nostro papa praticamente monoreddito, andrebbe considerata una polizza di tutela in caso di problemi occupazionali Ci sarebbe poi da valutare la previdenza complementare, per non ritrovarsi anziano con una magra pensione. Già, ma tutte queste risorse il nostro giovane le trova.
Ecco il ruolo del mondo assicurativo. Se ogni settimana diamo ai lettori la cassetta degli attrezzi per accrescere la fondamentale educazione finanziaria, chi poi fornirà gli strumenti deve trasformarsi sempre più in un alleato delle famiglie. Con la consapevolezza per tutti che quel cliente sta effettuando una scelta strategica. E spesso unica.
Autore: Massimo Esposti – Plus24