Opinione della Settimana

Professionisti competitivi con un welfare integrato

Le previsioni a 30 e 50 anni dovranno tener conto dell’evoluzione del quadro economico

Professionisti (2) ImcAnche nel settore delle libere professioni le sfide economiche e del mercato del lavoro hanno avuto un impatto rilevante travolgendo settori che si reputavano immuni e protetti, evidenziando il carattere non protezionistico di fatto di istituzioni tradizionali, come gli ordini, rispetto alle logiche del mercato. Per cui mentre in Italia si discuteva di liberalizzazione e di modificare il sistema degli ordini, le regole ferree dell’economia travolgevano tutto e tutti, rendendo superate in termini di mismatch tra domanda e offerta le riforme annunciate. Proprio la crisi economica e i conseguenti cambiamenti in materia di previdenza hanno evidenziato come occorra far fronte alle sfide che colpiscono il lavoratore, autonomo o subordinato, attraverso un approccio integrato che si fondi su un welfare che copra tutte le dimensioni dell’essere umano rispetto ai rischi di una vita lunga: lavorativi, sociali e biometrici. Il Libro bianco sulle pensioni della Ue ha per primo declinato la necessità di un intervento di policy olistico che veda i legislatori nazionali intervenire su previdenza, lavoro, sanità e spesa sociale in maniera integrata. Con l’adozione diffusa di sistemi pensionistici a contributivo e il prolungamento dell’aspettativa di vita cambiano le tipologie di rischio finora monitorate, che si ripercuotono non tanto sui singoli sistemi o enti che comunque mantengono alcuni rischi in presenza di sistemi a ripartizione, ma sulla collettività. I sistemi previdenziali fondati sul contributivo sono così oggi fortemente influenzati dai rischi professionali e economici da un lato e dai rischi biometrici dall’altro che rischiano di trasmettere automaticamente elementi di instabilità sulle altre grandi voci del welfare, come la sanità, la spesa sociale o il sostegno al lavoro e reddito. Il lavoro autonomo risente, a dispetto delle forme legali di protezione stabilite a livello nazionale, di tutti i processi della globalizzazione: nascita di nuovi lavori ad alta intensità di conoscenze e di tecnologie, sempre più frammentati e specialistici, impatto delle nuove tecnologie sulle modalità organizzative, mobilità del capitale umano, mutamento dei percorsi formativi e delle norme che disciplinano i diversi settori.

Gli enti di previdenza dei liberi professionisti hanno finora soffermato la loro attenzione, sulla base delle regole vigenti e dei bilanci tecnici, sui rischi finanziari e demografici. Oggi dovrebbero ampliare e rendere realistiche le proiezioni a 30 e 50 anni dei bilanci tecnici tenendo conto: dei rischi economici e di settore professionale, per i mutamenti economici quantitativi e qualitativi sul lavoro professionale; del rischio tecnologico, per l’impatto sull’organizzazione e qualificazione del lavoro; del rischio normativo, con particolare riferimento, ad esempio, ai titoli di studio che consentono l’accesso, il riconoscimento europeo delle professioni oppure alle norme per l’organizzazione individuale o societaria dell’attività. Rischi non tutti facilmente stimabili che però hanno riflessi già nel breve e medio periodo sulla sostenibilità dei sistemi previdenziali, ma ancor più sulla sostenibilità del welfare complessivo e dell’economia del settore.

La strategia comunitaria di Europa 2020 fornisce alcune indicazioni anche al mondo delle professioni. L’attenzione al ciclo di vita del professionista e i riflessi sulla previdenza della carriera professionale e reddituale ci portano a guardare con grande interesse alle misure pensate per le Pmi e per i lavoratori subordinati applicabili anche alle professioni, che facilitano ad esempio l’ingresso anticipato nel mercato del lavoro, la formazione continua, gli incentivi a innovazione e investimenti, l’accesso al credito, la copertura sanitaria e assistenziale dai rischi biometrici. Un interessante documento come «Entrepreneurship 2020 Action plan» (versione in italiano – ndIMC), promosso dalla Commissione europea, inserisce per la prima volta le libere professioni tra le destinatarie di una serie di misure volte a favorire la crescita e lo sviluppo delle professioni dei servizi, ordinistiche e non, quali la semplificazione normativa e amministrativa, l’accesso alla formazione e al credito. In merito verrà attivato nelle prossime settimane un Working group on liberal profession, a cui parteciperanno anche gli enti di previdenza italiani, che affronterà le problematiche e criticità che colpiscono il settore delle libere professioni e che incidono sulla capacità reddituale. Veniamo da un decennio di crescita del Pil bassa e recessiva. Anche il 2013 si chiuderà con un segno negativo e le previsioni di crescita per i prossimi anni non sono comunque positive per tutta l’Europa. Questa crisi si ripercuoterà soprattutto sui giovani e metterà in sofferenza il nostro modello di welfare e di solidarietà. Il mondo delle libere professioni oggi fortemente esposto ai diversi rischi sopra richiamati potrà competere se potrà contare anche su un welfare integrato che sostenga e rafforzi la capacità di stare su un mercato aperto e maggiormente sfidante. Dalla continuità professionale e dalla capacità reddituale dipende la vera sostenibilità dei sistemi pensionistici e assistenziali e la sostenibilità sociale ed economica del Paese. Affidare alle Casse un ruolo nuovo, più ampio e più effettivo, può essere la risposta più efficace alle nuove sfide economiche e sociali che riguardano anche, e soprattutto, il lavoro autonomo.

Autore: Francesco Verbaro – Il Sole 24 Ore

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