L’obiettivo finale è la portabilità per chi ha lavorato in più Paesi
Nessun nuovo trasferimento di competenze alla Commissione, ma più coordinamento su pensioni e lavoro. In un’intervista allo Spiegel, ieri la cancelliera Angela Merkel ha delineato priorità e linee rosse della Germania in vista del dibattito sulle riforme istituzionali della zona euro che dovrebbe tenersi al vertice europeo di fine mese. «Prudente» sull’elezione diretta del presidente della Commissione, Merkel non vede la «necessità di trasferire nei prossimi anni maggiori competenze» a Bruxelles.
L’obiettivo della proposta franco-tedesca, concordata con François Hollande, è di rafforzare il coordinamento della politica economica. «Pensiamo soprattutto alla politica delle pensioni e del mercato del lavoro», ha spiegato Merkel. Sulla lotta alla disoccupazione, nelle ultime settimane si sono moltiplicate le iniziative. Sulla previdenza, invece, fino a ieri il cantiere europeo è rimasto fermo.
In un Libro Bianco pubblicato a febbraio 2012, la Commissione ha cercato di rispondere ad alcune sfide legate alla presenza di 27 regimi previdenziali diversi. La preoccupazione di partenza riguarda la sostenibilità del peso per i bilanci nazionali. «L’invecchiamento della popolazione rappresenta uno dei principali problemi», osserva l’esecutivo comunitario.
AMMONTARE IRRISORIO
«Se uomini e donne, che vivono più a lungo, non restano in attività più a lungo e non risparmiano in misura maggiore per la pensione, la loro adeguatezza non potrà essere garantita». Alcuni paesi, come l’Italia, con l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita hanno compiuto importanti progressi che dovrebbero mettere in sicurezza il sistema. Altri, come la Francia, sono indietro: Hollande ha riportato l’età legale per la pensione da 62 a 60 anni. A sua volta la Germania deve fare i conti con un declino demografico che a lungo termine renderà il suo sistema insostenibile. Nel Libro Bianco, la Commissione individua 2 priorità: innalzare l’età pensionabile collegandola all’aumento della speranza di vita e sviluppare il risparmio destinato alle complementari.
Ma l’Europa ha un altro problema: nella Ue della libera circolazione delle persone, le pensioni senza frontiere sono un sogno lontano. A un cittadino italiano che lavora 15 anni in Italia, altri 15 in Francia e 12 in Germania, verranno erogate tre pensioni secondo le regole in vigore in ciascun paese: l’età pensionabile è diversa, i diritti sono differenti, mentre l’ammontare rischia di essere irrisorio a causa del numero troppo basso di anni di contribuzione nei singoli regimi nazionali. Quanto alle pensioni integrative, lo scorso anno è stata elaborata una proposta per migliorare la direttiva sulla trasferibilità. La Commissione ha promesso anche di proseguire i lavori su un «fondo pensione paneuropeo per i ricercatori» e di promuovere lo sviluppo di «servizi di ricostruzione delle pensioni». Secondo alcuni esperti, fino a quando non ci sarà un sistema previdenziale unico, i lavoratori che si spostano nell’Ue continueranno però ad essere svantaggiati.
Autore: David Carretta – Il Mattino (Articolo originale)