Il buco di 538 milioni nella riserva sinistri di FonSai era indispensabile per mantenere in piedi tutta l’architettura. L’obiettivo, si legge nell’ordinanza del Tribunale di Torino che questa mattina ha emesso le ordinanze di custodia cautelare per Salvatore Ligresti e per i suoi tre figli, oltre che per alcuni ex manager della compagnia, era quello di evitare la diluizione di Premafin, la holding della famiglia che controllava il 38,5% di FonSai, in conseguenza di una aumento di capitale della compagnia che sarebbe dovuto essere necessariamente superiore a quello poi effettivamente concluso a giugno 2012, pari a 450 milioni.
Oltre a questo c’era la necessità di garantire continuità alla consolidata politica di investimenti immobiliari, gestite a tutto vantaggio della famiglia, affidate al manager Antonio Talarico. Come la partita degli alberghi Atahotels, rivelatesi operazioni “di esclusivo vantaggio per i Ligresti“. Lo strumento giuridico adottato, ovvero la compravendita di cosa futura, garantiva da una parte che l’opera potesse essere finanziata fin da subito con risorse patrimoniali del gruppo FonSai. Oltre a questo si aggiungevano clausole contrattuali prive di tutela per Fondiaria-Sai, a fronte di inadempimenti del costruttore. Con un prezzo complessivo dell’opera superiore ai valori di mercato.
Così, per continuare ad operare in questo modo, nel bilancio civilistico 2012 di Fondiaria-Sai la riserva sinistri, ovvero le somme accantonare per far fronte ai risarcimenti degli assicurati, fu solo di 4,7 miliardi, a fronte dei 5,2 miliardi che sarebbero stati necessari, con una differenza di 538 milioni che avrebbe assorbito interamente l’aumento di capitale di 450 milioni.
Falsità e omissioni che non solo hanno alterato la presentazione della situazione economica di FonSai in occasione dell’aumento di capitale, ma hanno cagionato danni a quasi 12 mila risparmiatori. Mentre i danni patrimoniali per i soci sono stati di circa 300 milioni.
Autore: Anna Messia – Milano Finanza (Articolo originale)