Un anno di tempo in più nella sanità, anche gli avvocati restano in panchina. L’alternativa delle convenzioni con gli Ordini. Solo il 50% ha sottoscritto la copertura di responsabilità civile. Il nodo dei premi e dei risarcimenti
Quasi la metà del bacino potenziale è già coperta: resta al palo l’area decisamente più critica, la sanità, dove la situazione è allarmante. A quasi due mesi dall’entrata in vigore dell’assicurazione obbligatoria di Rc professionale, scattata il 13 agosto scorso, il mercato si sta gradualmente costruendo.
Business aperto
Dall’obbligo sono rimasti fuori, per il momento, gli operatori della sanità (un milione fra medici, veterinari, psicologi e farmacisti), e i circa 210 mila avvocati. Per i primi, che costituiscono l’area più numerosa, l’obbligo è stato prorogato di un anno, all’agosto 2014, perché il ministero della Salute non ha predisposto le linee guida previste dal decreto Balduzzi.
Per i secondi, invece, lo slittamento è legato al progetto di riforma dell’Ordine. «Esclusi gli avvocati e gli operatori della sanità, l’obbligo è scattato per circa 700 mila professionisti iscrilti a una ventina di Ordini — spiega Maurizio Ghilosso, amministratore delegalo di Dual Italia, compagnia che opera esclusivamente nel mercato dell’Rc professionale —. Si stima che circa la metà degli operatori non abbia ancora stipulato una copertura. Togliendo i dipendenti degli studi professionali, che non sono obbligati ad assicurarsi, vi sono circa 300 mila nuove polizze da sottoscrivere».
Il mercato è sotto pressione. «L’introduzione della copertura obbligatoria ha portato a un ampliamento delle garanzie e a una riduzione delle tariffe — dice Ghilosso — e, di fronte all’andamento dei sinistri, questa tendenza creerà uno squilibrio tecnico. L’obbligatorietà della copertura, inoltre, a causa della crisi economica e della litigiosità degli italiani, determinerà un ulteriore incremento delle richieste d’indennizzo da parte dei clienti».
Lo stato dell’arte sull’Rc professionale è stato fatto, nei giorni, scorsi, a un convegno organizzalo da Aon, il maggiore broker assicurativo italiano, intermediario leader del settore, in collaborazione con lo studio legale Asla (Associazione studi legali associati). «Per la prima volta tutti i principali Ordini si sono riuniti insieme al mercato assicurativo — afferma Giorgio Moroni, consigliere di amministrazione di Aon —. Con la presenza dei principali liquidatori di sinistri e degli studi legali, per un incontro di tipo operativo».
I dubbi
La materia presenta ancora alcuni punti interrogativi, come l’assenza di sanzioni chiare e uniformi per chi viola la norma e la mancata previsione, in capo agli assicuratori, della reciprocità dell’obbligo a contrarre: in sostanza, i professionisti devono avere una copertura, ma le compagnie non sono tenute a prestarla.
«Quello dell’Rc professionale è un mondo tutt’altro che omogeneo, con bisogni diversi e complessi — sostiene Marco Dalle Vacche, managing director di Aig Europe —. La sfida per il futuro è abbattere ulteriormente il prezzo della polizza attraverso convenzioni che catturino intere platee di rischi omogenei, con una distribuzione tecnologicamente sofisticata e meno costosa e, soprattutto, assicurare tutti sulla base della mutualità dei rischi, applicando eventualmente dei correttivi».
«Non si può che salutare con soddisfazione l’introduzione dell’obbligo assicurativo — sostiene dal canto suo Massimo Mellacina, coordinatore commissione assicurazioni del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili – ma vi sono difficoltà applicative che derivano dalla normativa. Quest’ultima, infatti, prevede che la mancata stipula della polizza costituisce una violazione deontologica ma non impone al professionista di comunicare gli estremi della polizza all’ordine di appartenenza, lasciando incertezza sull’attività di vigilanza che quest’ultimo deve svolgere. Inoltre, chi stabilisce se una copertura è idonea, come richiede la norma?».
Aon gestisce le convenzioni con i rispettivi Ordini per le polizze di Rc professionale per notai (i primi a partire, sin dal 1999), commercialisti, agronomi e dottori forestali e spedizionieri doganali.
Autore: Roberto E. Bagnoli – CorrierEconomia