La tabella unica ministeriale sui risarcimenti per le vittime di incidenti stradali vorrebbe stabilire criteri certi e uniformi, senza sperequazioni territoriali. Le somme riconosciute sarebbero però troppo basse secondo le associazioni. Il nesso premi-risarcimenti in un mercato senza concorrenza
LA TABELLA SUI RISARCIMENTI
Una mozione in Parlamento del Movimento 5 Stelle riporta all’attenzione la vicenda della “tabella unica delle menomazioni all’integrità psicofisica di lieve entità e di quelle comprese tra i 10 e i 100 punti di invalidità”, che attende di essere approvata dal 2005, come previsto dagli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni private. (1)
La tabella è inserita in uno schema di decreto del marzo 2013, accompagnata da una relazione del ministero dello Sviluppo economico nella quale si afferma l’intento di stabilire criteri risarcitori certi, uniformi, adeguati e sostenibili, per dare certezza ai diritti spettanti ai danneggiati, evitando sperequazioni e differenziazioni territoriali e nel contempo prevedere maggiori garanzie in termini di stabilità e sostenibilità della spesa assicurativa complessiva.
Già da tempo, la tabella è stata contestata dalle principali associazioni di vittime della strada in quanto la sua applicazione comporterebbe risarcimenti molto inferiori a quelli finora adottati dai principali tribunali italiani e, perciò, sarebbe fortemente lesiva della dignità umana e non rispondente alle esigenze di solidarietà consolatorie riparatorie e satisfattive del danno da incidenti stradali. (2)
Il Movimento 5 Stelle ha fatto proprie le critiche delle associazioni e con la mozione chiede al Governo di ritirare il decreto di attuazione della tabella.
La mozione contiene però anche una parte che lascia perplessi: la proposta di adottare la tabella del tribunale di Milano, già indicata dalle associazioni delle vittime come un valido riferimento che consentirebbe di innalzare i risarcimenti, in alcuni casi, fino al 50 per cento rispetto a quella ministeriale.
Due sono i rilievi da considerare. Prima di tutto, i valori indicati dal tribunale milanese comprendono accanto al danno biologico anche il danno morale; la tabella ministeriale viceversa si riferisce solamente al danno biologico “standard”, con la possibilità di aggiungere un’eventuale somma a copertura del danno morale. In secondo luogo, seguendo il disposto degli articoli 138 e 139, per i risarcimenti derivanti dall’applicazione della tabella ministeriale potrà essere prevista una maggiorazione fino al 30 per cento per le macrolesioni “quando la menomazione accertata incida in modo rilevante su specifici aspetti dinamico-relazionali della persona”.
I risarcimenti che eventualmente seguissero le indicazioni della tabella ministeriale potrebbero quindi essere aumentati dai danni morali e dalla maggiorazione del 30 per cento, senza perciò discostarsi molto da quelli attualmente applicati dai tribunali italiani.
QUANDO MANCA LA CONCORRENZA
In un altro punto, la mozione esprime poi una valutazione critica di tipo politico: la preoccupazione che ci sia “il tentativo di favorire le lobby delle assicurazioni; quelle stesse lobby che, da sempre, lavorano alacremente assieme ai Governi per vedere tutelate le loro posizioni in spregio dei diritti dei consumatori e dei cittadini”.
Al di là delle valutazioni di un movimento politico di opposizione, si può comunque criticare l’affermazione contenuta nella relazione del decreto ministeriale, secondo la quale una delle funzioni della tabella sarebbe quella di ridurre la variabilità e l’entità dei risarcimenti, al fine di evitare ulteriori aumenti dei premi assicurativi. Questa posizione è stata sostenuta anche dall’Associazione nazionale delle compagnie di assicurazione (Ania), per la quale un contenimento dei risarcimenti potrebbe portare a una riduzione del 4-5 per cento dei premi della Rc-auto.
Da tempo, anche su lavoce.info, si sostiene che il livello così elevato dei premi italiani (tra i più alti in Europa) sarebbe solo in minima parte correlato con i risarcimenti e che invece la causa principale sarebbe rintracciabile nei problemi di concorrenzialità del mercato. (3)
Senza scomodare altre fonti, basta guardare ai dati contenuti nell’ultima relazione annuale dell’Ania per avere la fotografia di un mercato senza alcuna dinamica concorrenziale, dove il numero delle compagnie operanti nel ramo Rc-auto è in calo negli ultimi anni e dove ancora l’80 per cento di agenzie sono monomandatarie. (4)
Appare quindi evidente la necessità di attuare altre tipologie di provvedimenti che incidano sul lato dell’offerta (le compagnie) più che il lato della domanda (assicurati e potenziali vittime).
E proprio su questo punto farebbero bene gli esponenti del Movimento 5 Stelle (e non solo loro) a insistere nei loro prossimi interventi.
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(1) Mozione 1-00021, presentata da Andrea Colletti, martedì 25 giugno 2013, seduta n. 40.
(2) La Aifvs ha chiesto al Presidente Napolitano di non firmare il decreto di attuazione della tabella che ha ribattezzato “ammazza-risarcimenti”.
(3) Si vedano gli articoli di Donatella Porrini “Care polizze: ma cosa si può fare?” (8.10.2002); “Premi senza concorrenza” (10-1-2012); “RcAuto: la liberalizzazione qui non c’è” (13-3-2012); “Rc-auto, un’indagine senza novità” (10-3-2013). Si veda anche “Assicurati a caro prezzo” di Luigi Buzzacchi e Michele Siri (7.2.2005).
(4) Ania, “L’Assicurazione Italiana – 2012-2013”, pag. 187.
Autore: Donatella Porrini – Lavoce.info (Articolo originale)