Il gruppo detiene il 38,5% di Ingosstrakh, terza compagnia del Paese. Nella Nuova Europa torna la crescita: riflettori su Cechia e Polonia
Superata una breve fase recessiva, i Paesi dell’Europa orientale stanno tornando a crescere, uno scenario che favorisce le aziende e i gruppi finanziari occidentali che da tempo hanno diversificato nell’area. Per quanto riguarda Generali, l’area è strategica nella vision del group ceo Mario Greco perché ha il doppio vantaggio di presentare una penetrazione assicurativa media (raccolta premi in percentuale del Pil) di gran lunga inferiore rispetto all’Europa Occidentale e un’offerta meno strutturata.
Diversa la situazione in Russia, che resta pur sempre uno dei Paesi più promettenti nonostante il recente rallentamento del ritmo di crescita, ma è caratterizzata da un sistema normativo in evoluzione, dopo i problemi emersi nel recente passato sul fronte della redditività. Il Leone è uno dei maggiori assicuratori nel mercato dell’Europa Centro Orientale, il quarto per dimensioni del gruppo, dopo Italia, Germania e Francia. Nel 2012 la raccolta ha superato i 4,1 miliardi di euro, di cui 1,69 miliardi nel vita (con una crescita del 2,9 in a termini omogenei rispetto al 2011) e 2,44 nei danni (+9,8% nell’ultimo anno), con un Net Combined Ratio salito di un punto (all’88,5%) e 14 milioni di clienti distribuiti in dieci mercati: Repubblica Ceca (dove il gruppo triestino è leader di mercato), Ungheria e Serbia Montenegro (terzo) Repubblica Slovacca, Romania, Bulgaria, Slovenia e Croazia (tra i primi dieci). Oltre alla Polonia, dove il gruppo triestino, insieme agli altri operatori presenti (tra cui Aviva, Axa e Allianz), si trova a fare i conti con la decisione del Governo di nazionalizzare la previdenza privata per ridurre il debito pubblico. In Polonia il gruppo di Greco ha organizzato un giovane team molto agguerrito che sta già ottenendo buoni risultati. In Europa Centro-orientale operano per il gruppo triestino circa 30mila agenti e 4.400 promotori finanziari. Per oltre cinque anni il Leone ha operato nell’area attraverso Gph, joint-venture siglata con il gruppo Ppf del finanziere ceco Petr Kellner. Una collaborazione finita lo scorso gennaio, con lo scioglimento dell’accordo e la decisione di trasferire il 49% di Kellner a Generali per un importo complessivo di 2,5 miliardi di euro. A marzo è stata perfezionata la cessione di una prima tranche del 25%, con l’obiettivo di arrivare al 100% entro la fine del2014.
Di fatto, già ora Generali ha le mani libere per muoversi nell’area, tanto che in primavera è stato nominato il nuovo ceo, Luciano Cirinà, già nel gruppo con la responsabilità di Generali Holding Vienna. La nomina è stata accompagnata da indicazioni precise da parte del group ceo: «L’Europa Centro-orientale è un’area chiave per i piani di sviluppo del gruppo. Puntiamo a rafforzare ulteriormente la nostra posizione sul mercato e la redditività del nostro business». In questi mesi Cirinà è impegnato a perfezionare il coordinamento con la casa madre triestina con l’obiettivo di accelerare ulteriormente sulla crescita, dopo che già nel 2012 i premi di Gph hanno fatto registrare un progresso del 2,9% nel ramo vita (per un ammontare di 1,691 miliardi di euro) e del 9,8% nel comparto danni (2,445 miliardi), con il net combined ratio (incidenza percentuale dei costi per i sinistri e le spese rispetto al valore dei premi) salito di un punto, all’88,5% Quanto alla Russia, la posizione di Generali è di sostanziale attesa. In attesa di decidere cosa fare dell’1% detenuto nella banca Vtb (acquistato per 380 milioni di dollar), le intese di inizio anno con Kellner hanno garantito alla compagnia triestina il pieno possesso del pacchetto azionario (38%) detenuto in Ingosstrakh, che ha circa il 10% del mercato assicurativo nazionale. Fino allo scioglimento del vincolo, infatti, era il solo finanziere ceco a poter trattare con il socio di maggioranza, il magnate moscovita Oleg Deripaska, ma i rapporti tra i due erano da tempo deteriorati. Ora Greco ha mano libera nella partita (già nominati i tre consiglieri in quota a Trieste) e, stando a voci di mercato, si è dato ancora qualche mese di tempo per valutare la convenienza o meno a proseguire nell’investimento.
Autore: Luigi Dell’Olio – Il Piccolo