Il guardasigilli al telefono con la famiglia su Giulia in carcere: «Contate su di me»
Finisce nelle intercettazioni per il caso Fonsai il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri (nella foto). In una lettera ai capigruppo di Camera e Senato il ministro esclude di aver interferito con le decisioni degli organi giudiziari per favorire la scarcerazione di Giulia Ligresti e si dice pronta a chiarire la sua posizione in Parlamento. Il caso è scoppiato dopo le rivelazioni apparse su Repubblica: uno scambio di telefonate in occasione dell’arresto dei Ligresti e nelle settimane successive.
Una prima telefonata risale al 17 luglio, il giorno stesso in cui vengono eseguiti gli arresti. A chiamare è lo stesso ministro, amica della compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, per dire di essere dispiaciuta, per manifestare solidarietà: «Qualsiasi cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda sono veramente dispiaciuta». È quanto emerge dalle intercettazioni predisposte dalla Procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta per i reati di falso in bilancio, manipolazione del mercato e falso in prospetto, in relazione ai bilanci 2010 e 2011.
Un’altra telefonata risale al 18 agosto, questa volta il ministro la riceve, da Antonino Ligresti, fratello di Salvatore, preoccupato per la salute di sua nipote e per chiedere al ministro di attivarsi. Nei giorni precedenti, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino aveva respinto la richiesta degli arresti domiciliari presentata dagli avvocati difensori di Giulia Ligresti. A sollecitare il cognato a fare questa telefonata è la stessa Fragni, il cui telefono è sotto controllo. Ed è poi lo stesso ministro che conferma la circostanza ai magistrati di Torino il 22 agosto. La questione dal punto di vista dell’inchiesta si chiude così. Quello che resta è la valenza tutta politica dei fatti.
Il procuratore capo della Procura di Torino, Giancarlo Caselli, difende l’autonomia dei magistrati e ribadisce in una nota che i domiciliari a Giulia Ligresti sono stati concessi «circostanze obiettive», e che «sarebbe arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura». Lo stato di salute verificato con consulenza medico-legale e la richiesta di patteggiamento da parte dell’imputata, ricostruisce Caselli, sono le condizioni che hanno determinato la scarcerazione. Lo stesso avvocato difensore di Giulia Ligresti, Alberto Mittone, aggiunge: «Non ho presentato alcuna istanza in relazione alle condizioni di salute di Giulia Ligresti proprio perché sapevo che la Procura si era già attivata in questa direzione».
Per gli inquirenti che seguono l’inchiesta, Vittorio Nessi e Marco Gianoglio, non c’è dunque alcun profilo penale nella condotta del ministro Cancellieri. In seguito alle intercettazioni e alle telefonate con il ministro, i pm predispongono un approfondimento, sentono Gabriella Fragni il 20 agosto e la Cancellieri il 22 agosto, poi depositano gli atti. Nel verbale il ministro parla della sua buona amicizia con Gabriella Fragni e conferma di aver «sensibilizzato» i due vice capi di dipartimento del Dap perché facessero quanto di loro competenza per la tutela della salute dei carcerati. «Un atto umanitario» lo definisce il ministro, «doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione». Aggiungendo che Francesco Cascini, uno dei due responsabili del Dap, «si era già posto il problema». Gabriella Fragni parla ai magistrati della sua quarantennale amicizia con il ministro e della convinzione che la decisione del giudice di non scarcerare Giulia fosse una situazione non regolare. «Pensavo che su quello il ministro avrebbe potuto fare qualcosa».
Ora, il giudizio immediato a carico di Salvatore e Jonella Ligresti – Giulia Ligresti ha patteggiato mentre Paolo si trova in Svizzera – e degli ex manager del Gruppo Fonsai, Fausto Marchionni, Antonio Talarico ed Emanuele Erbetta, comincerà il 4 dicembre. L’obiettivo della Procura è comunque unificare i procedimenti anche a carico degli altri sette imputati – tra loro i due revisori dei conti, i tre sindaci e l’attuario, accanto a Piergiorgio Bedogni, dirigente FonSai preposto alla stesura del bilancio 2010, e Paolo Ligresti. Intanto, i magistrati hanno presentato ricorso per Cassazione contro la decisione del Tribunale del riesame sul dissequestro di per 251,6 milioni.
Autore: Filomena Greco – Il Sole 24 Ore