Un carrello elevatore dotato di targa, vetri, clacson e frecce al pari di un’auto? Potrebbero essere costrette a sopportare anche questo aggravio di costi e burocrazia, le aziende italiane che si affannano a tamponare la crisi. Perché una delle ultime trovate normative per rendere più difficile la vita delle imprese – segnalata da Confindustria Prato come vicenda “tragicomica” che calpesta “il più elementare buonsenso” – riguarda proprio i carrelli elevatori usati dalle aziende per spostare la merce all’interno dello stabilimento e, spesso, per caricarla o scaricarla dai camion in arrivo e in partenza.
Un decreto del 1989 stabiliva che i carrelli elevatori che saltuariamente e per brevi tratti debordassero dagli spazi aziendali per muoversi in strada (il caso tipico del camion da scaricare in assenza di un piazzale privato adeguato) potessero farlo con un semplice permesso di circolazione annuale rinnovabile. Niente immatricolazione e niente targatura, ovviamente, come buonsenso vuole.
Confindustria Prato ha scritto ai parlamentari dell’area chiedendo un intervento su questa materia per tornare all’originario buonsenso e mandare in soffitta l’accanimento burocratico. A meno che non si stia pensando di usare i carrelli elevatori per una originale gara su strada dal sapore industriale.
Autore: Silvia Pieraccini – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)