Assidim vorrebbe creare un «bollino blu» anche per l’assistenza integrativa al Ssn
Ci sono in Italia ben 300 fondi e casse sanitarie integrativi iscritti all’anagrafe voluta dall’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. È un settore dove non tutte le organizzazioni esistenti hanno gli stessi standard. Anche per questo nasce l’idea Assidim, uno dei principali player del settore, di fare sistema creando standard di qualità comuni. «C’è la necessità di un salto di qualità legato al concetto di prevenzione da parte delle autorità sanitarie – commenta Pietro Dagnino, direttore generale di Assidim –. In questo senso l’assistenza integrativa può giocare pienamente il ruolo di supporto al servizio sanitario nazionale».
L’associazione presieduta da Dagnino, è stata fondata nel 1981 su iniziativa di Assolombarda e di alcune importanti aziende di Confindustria, è senza scopo di lucro con fini esclusivamente assistenziali e consente alle circa 1.700 aziende associate di garantire ai propri collaboratori e alle loro famiglie (per un totale di circa 150mila soggetti) un’assistenza economica in caso di malattia, infortunio, invalidità permanente, morte, cure a lungo termine. Offre inoltre oltre 4mila soluzioni assistenziali e circa 60 milioni di euro di contributi. Con questi standard si candida come collante per il futuro sistema. «Ci presentiamo come un attore consapevole della necessità di un percorso per realizzare un sistema sostenibile e ci poniamo come forza aggregatrice tra i protagonisti del settore», spiega a «Plus24» Dagnino. A questo scopo è stato organizzato un convegno martedì 26 novembre dove verrà presentato il primo osservatorio Assidim dove verrà presentata un’indagine commissionata a Gfk Eurisko – che «Plus24» è in grado di anticipare – sulla domanda di assistenza integrativa da parte degli italiani.
Lo studio, realizzato su mille lavoratrici e lavoratori, dai 30 anni in su evidenzia che l’80% di essi fa uso di prestazioni sanitarie pubbliche o private. Solo il 15% di essi però ha un’assicurazione integrativa sulla salute. Per il 10% dei casi essa è sottoscritta dall’azienda e per il 5% da ciascun lavoratore. Il 25% conosce le assicurazioni sanitarie integrative, mentre il 60% le conosce ma non ne possiede. I lavoratori però dimostrano di conoscere la dinamica di sottoscrizione: il 51% sa che possono essere offerte dall’azienda, mentre per il 24% degli intervistati sono da sottoscrivere personalmente.
Si presentano errori di percezione anche sulle prestazione delle assicurazioni private. Tra coloro che conoscono l’esistenza dell’assistenza sanitaria integrativa, il 47% pensa copra le spese per intervento chirurgico, il 45% le visite specialistiche, il 39% il ricovero per cure, il 35% esami diagnostici sofisticati, il 34% esami e visite preventive, il 33% ricovero per day hospital, il 33% visite e interventi dentistici, il 22% esami del sangue, il 9% rimborso dei farmaci. Di queste spese il 5% pensa vengano coperte in toto dall’assicurazione, il 40% in gran parte, il 18% per la metà dell’importo.
Un altro cambiamento culturale in atto riguarda i benefit azienzali. Il benefit preferito dal 65% di coloro che non possiedono un’assicurazione integrativa aziendale (90% dei lavoratori italiani) è proprio l’assicurazione sanitaria. Solo il 22% preferirebbe l’auto aziendale. In coerenza con tutto questo, alla domanda di Eurisko su quale sia la cosa più importante per i lavoratori, emerge proprio la salute, un fattore più ovvio per anziani ma non per giovani. «Un maggiore benessere, soddisfazione, produttività e benefici nei confronti del dipendente vuol dire maggiore produttività (anche secondo gli ultimi dati dell’indagine Mercer-Marsh)», ricorda in proposito anche Michele Galliano, direttore operativo Assidim.
«Anche questi dati evidenziano come da parte degli attori del settore sono necessarie due azioni – spiega Dagnino –: educational nei confronti dei resposanbili delle risorse umane delle aziende per comunicare nel modo più corretto i benefici ai propri lavoratori. Inoltre è opportuno anche fare sistema per esempio realizzando un progetto che attribuisce una sorta di “bollino blu”, riepilogativo degli standard sulla governance, sul processo di revisione, sulla trasparenza di bilancio, che deve essere messo a disposizione di tutti. Avere una certificazione di qualità è fondamentale perché si realizzi una competizione leale», conclude Dagnino.
Autore: Federica Pezzatti – Plus24