Opinione della Settimana

Un welfare su misura per i giovani professionisti

L’impatto della crisi: la frenata dei redditi pesa sulla previdenza

Professionisti (3) ImcSe i giovani europei sono interessati da una crisi occupazionale senza precedenti, per i liberi professionisti italiani è ancora peggio. Secondo i dati del Censis, nel quinquennio 2007-2012 il numero dei lavoratori autonomi con meno di 40 anni è diminuito di 455mila unità (-20,1%), a fronte di una media europea di riduzione pari a -11,5 per cento. E se passiamo ad esaminare il livello di reddito dichiarato appare significativa la differenza tra i livelli dichiarati dai giovani professionisti e quelli dei loro colleghi più adulti: il 62,9% degli under 35 ha dichiarato nel 2012 un reddito annuale inferiore ai 20mila euro. Nelle fasce d’età successive la percentuale scende al 44,7% dei 35-44 anni, 34,6% dei 45-54, fino al 29,1% degli over 55. Degli under 35 il 23% ha un reddito inferiore a 10mila euro annui. Tuttavia, dal terzo rapporto Adepp sulla previdenza privata si ricava che l’age pay gap, l’indicatore che consente di cogliere il dislivello economico tra le generazioni più giovani e quelle meno giovani, mostra dal 2007 al 2013 un andamento decrescente ma sempre elevato.

Da questi dati emerge il noto problema della sostenibilità del sistema previdenziale che ha portato negli ultimi anni a indirizzare le riforme in materia verso interventi volti ad aumentare la contribuzione, proprio mentre i redditi dei professionisti hanno registrato un forte calo. Conseguentemente, l’effetto che si è prodotto in concreto è stato la cancellazione dei giovani dalla Cassa previdenziale di appartenenza o addirittura la mancata iscrizione. Eppure tutti sappiamo che la sostenibilità e l’adeguatezza future si fondano sulla capacità reddituale di oggi e quindi sul sostegno alla professione. Qualche passo avanti è stato compiuto finora grazie all’interesse ed alla sensibilità sul tema da parte delle istituzioni europee. Con le linee guida contenute all’interno dell’Action plan for entrepreneurship presentato dalla Commissione europea il 9 gennaio 2013, si è realizzata l’equiparazione dei liberi professionisti alle piccole e medie imprese, con l’importante effetto che essi sono oggi inclusi nell’elenco dei beneficiari delle misure e possono usufruire delle stesse agevolazioni e/o finanziamenti finora riservati esclusivamente alle Pmi (dal microcredito ai finanziamenti a tasso agevolato per l’apertura di uno studio professionale). L’Europa ha tracciato il percorso che, però, i singoli Stati devono essere pronti ad attuare attraverso politiche per il lavoro e l’autoimpiego che tengano conto anche di questo importante pilastro dell’economia italiana che in epoca di crisi non ha strumenti di tutela. Se ai giovani professionisti deve essere garantita una pensione adeguata, oltre che un sistema di welfare specifico che, come tutti i sistemi moderni, sia in grado di fornire prestazioni assistenziali, è necessario liberare risorse. Come sempre più spesso accade, basta rivolgere lo sguardo agli altri Paesi europei e le differenze emergono. Ad esempio, per quanto riguarda il regime fiscale, mentre nella maggior parte di altri Paesi vige un sistema di esenzione dalla tassazione, oltre che dei contributi previdenziali, anche dei rendimenti (sistema Eet), in Italia rimane ancora irrisolta l’annosa questione dell’eccessiva pressione fiscale sui rendimenti finanziari dei contributi versati alle casse previdenziali. O ancora si ricorda la questione dell’applicabilità anche alle Casse di previdenza delle norme sulla spending review. Così come i liberi professionisti sono penalizzati dal mancato pieno utilizzo del contributo integrativo e della maggiore perfomance degli investimenti, rispetto alla media quinquennale della variazione del Pil. In questo scenario la stessa Europa sa che bisogna guardare oltre (ma già entro i propri confini) per ottenere ricadute positive sulla situazione occupazionale e sulla crescita economica, incoraggiando la mobilità dei professionisti all’interno del mercato unico e la fornitura di servizi professionali transfrontalieri, con la eliminazione da parte degli Stati membri degli ostacoli soprattutto in tema di accesso e di esercizio delle professioni regolamentate.

Autore: Mariella Mainolfi – Il Sole 24 Ore

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