Il giudice , nella prossima udienza, deve decidere se le parti offese possano intervenire sulla proposta dei legali dell’ex manager che hanno proposto una pena di 3 anni e 4 mesi. Una scelta “rivoluzionaria” del gip
Doveva essere il semplice “via libera” al patteggiamento di Jonella Ligresti, è diventata una piccola rivoluzione giudiziaria. Con una decisione che “non ha precedenti nei tribunali italiani” – parola di uno degli avvocati, Tiziana Sorriento del Codacons – il giudice Sandra Recchione ha detto sì alla richiesta delle persone offese (in questo caso le associazioni dei consumatori) di seguire l’udienza. E la prossima volta, il 28 gennaio, stabilirà non solo se hanno diritto a ottenere il rimborso delle spese sostenute per la causa, ma anche se possono dire la loro sull’ammontare della pena proposta dalla figlia di Salvatore Ligresti. Sarebbe una novità assoluta, visto che il patteggiamento è, da sempre, un affare tra imputato e pubblico ministero.
Jonella, per uscire dal processo Fonsai, ha concordato con la procura tre anni e quattro mesi di carcere. Oggi la donna non si è presentata al Palazzo di Giustizia di Torino: non era necessario. C’erano i suoi avvocati, che hanno trovato uno stuolo di colleghi di Codacons, Adusbef, Adoc, Movimento Consumatori e Federconsumatori, pronti a dare battaglia pur di ottenere il diritto a restare nell’aula di udienza.
“Capisco le ragioni di economia processuale che hanno indotto i pubblici ministeri ad accettare il patteggiamento – afferma Sorriento – ma non le condivido. Nelle carte dell’indagine si legge che Jonella Ligresti ha preso ‘coscienza degli illeciti commessi e dei gravissimi danni’ che ha causato. Ma se le si permette di patteggiare come si tutelano i risparmiatori danneggiati?“. Un’udienza di routine, insomma, si trasforma in una serrata discussione in cui si intrecciano vecchie sentenze e dotte citazioni di studi e convegni.
“Il giudice si è adeguato a una disciplina comunitaria che non è ancora stata recepita dal nostro ordinamento“, spiega l’avvocato Sorriento, che ha pronto un nuovo colpo in canna: la proposta di sollevare alla Corte di giustizia dell’Unione europea una questione di legittimità delle norme italiane.
L’ordinanza del gip, comunque, non vale per tutti, ma solo per le “persone offese” che, avendo presentato una denuncia durante le indagini, comparivano già nel fascicolo. La difesa potrà impugnarla in Cassazione.
Il processo Fonsai per adesso è spezzato in due: il 30 gennaio riprenderà la parte che vede imputati di falso in bilancio e aggiotaggio Salvatore Ligresti e tre ex manager, il 27 gennaio si aprirà l’udienza preliminare per il figlio Paolo Gioacchino Ligresti e altri otto soggetti, fra cui la stessa Fonsai.
Fonte: La Repubblica Torino (Articolo originale)