Opinione della Settimana

Perché i fondi pensione dovrebbero investire in infrastrutture (e perché difficilmente lo fanno)

Dovrebbero, vorrebbero, ma per una ragione o per l’altra non lo fanno. L’investimento sul medio-lungo periodo, per finanziare soprattutto infrastrutture, non è ancora la scelta privilegiata dei fondi pensione europei, benché da oltre un anno l’Ue abbia cercato di favorire questo strumento attraverso i project bond allo scopo di sostenere il riavvio dell’economia continentale. Azioni, obbligazioni e buoni del Tesoro restano infatti gli asset su cui i fondi pensione hanno maggiormente concentrato i loro portafogli. A evidenziarlo è stato l’annuale quadro statistico pubblicato dall’Ocse, che riguarda la raccolta e gli investimenti del 2012.

Infrastrutture ImcSul primo versante, tutti gli investitori istituzionali dell’area hanno registrato un aumento dei loro assets. Si tratta di circa 78,2 trilioni di dollari, di cui 21,8 trilioni nei fondi pensione, la cui ricchezza nel triennio precedente ha conosciuto un tasso medio di crescita del 7,4%.

In generale, il sistema pensionistico privato dell’area Ocse ha accumulato, nel 2012, 32,1 trilioni di dollari: 67,9% in fondi previdenziali, 18,5% in banche e società di investimento, 12,8% in assicurazioni e 0,8% in strumenti di Tfr. Dove dirottare queste risorse in chiave di investimento è stata una scelta ricaduta ancora in gran parte su bond ed equities.

In 13 Paesi sui 34 dell’Ocse, nel 2012 i fondi previdenziali hanno infatti investito su questi due assets l’80% del loro portafoglio. Sul mercato azionario sono intervenuti soprattutto i fondi Usa (48,9% del totale degli investimenti), seguiti da Australia e Cile (46%-41,6%), che si sono attestati al di sopra della media Ocse del 40,3%. In Europa, gran parte dei fondi pensione hanno invece investito oltre il 50% dei loro portafogli in obbligazioni e buoni del Tesoro. Fra i grandi, Germania, Spagna, Polonia e Turchia. Gli asset alternativi, quelli che riguardano per esempio le infrastrutture per il trasporto, l’energia, l’information technology, che richiedono anche maggiori garanzie per il rischio e la solvibilità futura, hanno dunque conosciuto uno sviluppo timido e geograficamente diseguale.

L’Ocse ha individuato una riallocazione di risorse, nel 2012, in circa un terzo dei suoi membri. Solo in 11 Paesi – fra cui gli Usa, la Germania, l’Italia e i Paesi Bassi – i fondi pensione hanno deciso di investire più del 20% del loro portafogli in queste forme di investimento alternativo di medio-lungo periodo. Paesi come la Polonia sono attorno al 5%, mentre in aree come quella scandinava i bond per finanziare le grandi opere sono da tempo un’opzione diffusa.

Autore: Alessandro Franzi – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)

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