Manca poco più di un mese all’entrata in vigore dell’obbligo di Pos per tutti i professionisti, già scattato in misura limitata lo scorso 28 marzo (solo per chi abbia superato la soglia di 200mila euro di fatturato nello scorso esercizio). Ma il provvedimento è stato accompagnato da una coda di polemiche da parte delle categorie interessate: il Consiglio nazionale degli architetti, per esempio, ha presentato ricorso al Tar, denunciando l’inutilità di un obbligo concepito come «una gabella dal vago sapore medievale», e «ingiustamente pagata alle banche».
Per il momento non c’è stato alcun dietrofront da parte delle istituzioni, e da fine giugno l’obbligo scatterà per tutti i soggetti destinatari di pagamenti per i loro servizi, anche se per ora non è stata stabilita alcuna sanzione per i professionisti che non si adeguano. L’obbligo di Pos era stato previsto dal Decreto sviluppo nel 2012, ed è stato disciplinato poi dal Dm attuativo del 24 gennaio 2014. Gli esercenti sono tenuti a garantire la possibilità di pagare con moneta elettronica la prestazione di servizi di valore superiore ai 30 euro, ma il cliente può comunque scegliere di pagare come vuole (fermo restando il divieto di usare il contante sopra i 1.000 euro).
Tra i soggetti interessati dal provvedimento non si celano malumori. Pochi giorni prima dell’annuncio del ricorso degli architetti era stato il Consiglio nazionale degli ingegneri, per nome del presidente, Armando Zambrano, a minacciare di ricorrere all’Antitrust, ipotizzando addirittura che lo slittamento dell’obbligo a giugno sia stato concesso «per consentire a banche e compagnie telefoniche di predisporre le proprie offerte commerciali». Effettivamente, negli stessi mesi in cui ci si preparava all’entrata in vigore dell’obbligo, che inizialmente era previsto il primo gennaio di quest’anno, sul mercato sono spuntate diverse proposte commerciali, soprattutto riguardanti i nuovi mobile Pos che funzionano con telefonini e tablet.
L’apripista è stata Intesa Sanpaolo, con la controllata Setefi, che ha lanciato il primo mobile Pos collaborazione con Vodafone, cui sono seguite altre offerte – anche di start-up – per venire incontro alle esigenze dei professionisti alle prese con il nuovo obbligo. «C’è stata una coincidenza temporale casuale – commenta Davide Steffanini, direttore generale Visa Europe –. Il lavoro delle istituzioni per introdurre una normativa più vincolante è coinciso con un processo di evoluzione della tecnologia che ha consentito la trasformazione degli smartphone in Pos. Ma aggiungerei un terzo fattore: la normativa, appena approvata dal Governo, che rende trasparenti le condizioni sull’uso delle carte».
Oggi ci sono le commissioni indifferenziate tra circuiti di pagamento. «D’ora in avanti invece le componenti che sottostanno alle commissioni dovranno essere trasparenti, mettendo il mercato nelle condizioni di preferire gli attori più efficienti», spiega Steffanini.
La normativa inoltre prevede di rivedere le commissioni annualmente e di tenere conto dei volumi. Tutto questo dovrebbe consentire di abbassare i costi dei Pos e promuoverne l’uso, perseguendo il fine dichiarato dal Governo con l’imposizione dell’obbligo: realizzare gli obiettivi dell’Agenda digitale, ridurre l’uso del contante e contribuire ad abbattere così l’evasione. Per Steffanini l’introduzione di un obbligo «è un passo rilevante per convertire alle transazioni elettroniche i professionisti, che hanno avuto anni per dotarsi di Pos e non lo hanno fatto». Di diversa opinione l’avvocato Alessandro Polettini, socio dello studio Legalitax, secondo cui «la norma è inutile per tutti quei professionisti che lavorano con le imprese, perché non ricevono pagamenti in contanti. Sul fronte opposto, appare inefficace per i soggetti che lavorano con i privati, per i quali è più facile fare del nero, indipendentemente dall’obbligo di dotarsi di Pos». L’unico modo per abbattere l’uso del contante e frenare l’evasione, avvisa Polettini, è consentire ai clienti di dedurre le spese sostenute per i servizi.
Autore: Gaia Giorgio Fedi – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)