Previdenza, vincoli meno stringenti e nuove categorie. Interventi ripetuti su esodati e contributori
Più tempo per maturare la decorrenza della pensione, accesso alla salvaguardia anche se si è ripreso a lavorare dopo l’esodo o l’autorizzazione alla contribuzione volontaria. L’incremento della platea dei salvaguardati, ottenuto con sei provvedimenti nell’arco di due anni e mezzo (di cui l’ultimo deve ancora avere il via libera del Parlamento) passa da una parte con l’inserimento di categorie di lavoratori esclusi in prima battuta, ma soprattutto con il progressivo allentamento dei requisiti stringenti fissati con il primo intervento, quello di fine 2011.
La prima salvaguardia ha tutelato lavoratori in mobilità ordinaria, in deroga, lunga; quelli a carico dei fondi di solidarietà; gli autorizzati al versamento volontario dei contributi previdenziali; i dipendenti statali in esonero; i lavoratori in congedo per assistere figli disabili; gli “esodati” veri e propri, cioè chi ha sottoscritto un accordo individuale o collettivo per le dimissioni spesso a fronte di un incentivo.
Questo blocco iniziale è rimasto invariato fino a metà dell’anno scorso, quando con il quarto intervento (decreto legge 102/2013) la tutela è stata estesa ai licenziati e, da ultimo, con la sesta, a chi dopo un contratto a termine non ha più trovato un impiego a tempo indeterminato. I posti destinati a queste due categorie, però, tutto sommato incidono poco sul totale dei posti a disposizione per la salvaguardia: circa 16mila su un plafond complessivo di 170.230. Come i 65mila posti previsti inizialmente nel 2011 siano più che raddoppiati lo si capisce analizzando l’evoluzione dei requisiti richiesti per sottrarsi agli effetti della riforma previdenziale Monti-Fornero.
Esodati e contributori
Le due categorie che costituiscono la platea potenzialmente più ampia (circa 250mila secondo stime mai ufficialmente confermate) sono state quelle oggetto di più interventi. Inizialmente questi lavoratori, per salvarsi, avrebbero dovuto maturare la decorrenza della pensione secondo le vecchie regole entro il 6 gennaio 2014 e non aver lavorato dopo l’esodo o l’autorizzazione a versare i contributi volontariamente. Già con la seconda salvaguardia (Dl 95/2012) si è spostato di un anno il termine utile per la decorrenza. Con la terza salvaguardia (legge 228/2012), sono stati ammessi anche quelle persone che hanno lavorato, non a tempo indeterminato, dopo il 4 dicembre 2011 e senza guadagnare più di 7.500 euro lordi all’anno.
Un’altra “deroga” è arrivata un anno dopo, con la quinta salvaguardia (legge 147/2013) in base alla quale gli esodati vengono tutelati anche se hanno guadagnato più di 7.500 euro, mentre i prosecutori volontari possono avere lavorato tra il 2007 e il 2013. Infine, l’ultimo provvedimento dovrebbe spostare il termine utile per maturare la decorrenza della pensione al 6 gennaio 2016. L’insieme di questi ritocchi ha portato i posti disponibili per i contributori volontari a oltre 47mila rispetto ai 10.250 iniziali e a oltre 20mila quelli per gli esodati (6.890 quelli iniziali).
Licenziati, in mobilità e altri
Il termine utile per maturare la decorrenza della pensione è stato progressivamente spostato anche per i lavoratori in congedo e per quelli licenziati. Per questi ultimi è stato inoltre cancellato il divieto di reimpiego ed esteso il periodo di riferimento del licenziamento: dal 2009-2011 al 2007-2011. Termine spostato al 2016 anche per i lavoratori in congedo per assistere figli con grave handicap e per chi ha usufruito dei permessi previsti dalla legge 104 (estensione, quest’ultima, introdotta con la quarta salvaguardia). Per i lavoratori in mobilità, invece, è stato modificato il termine relativo alla cessazione dell’attività e introdotta la possibilità di maturare il requisito per la pensione anche versando un contributo volontario.
Dando per scontato che la sesta salvaguardia riceverà il via libera nella versione approvata dalla Camera, l’insieme dei provvedimenti tutela, in via generale, chi maturerà la decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2016.
Autore: Matteo Prioschi – Il Sole 24 Ore