Il presidente dell’Ania, Aldo Minucci (nella foto, di Renato Franceschin – Studio Franceschin), torna a ribadire la necessità di contrastare con maggiore fermezza le frodi nel campo delle assicurazioni RcAuto. E chiama in causa il governo che, se volesse, “potrebbe risolvere la questione in mezza giornata con un decreto”.
Nel proprio intervento in occasione del XIII Insurance Day organizzato da Milano Finanza, per giustificare il costo più elevato dei premi Rc Auto in Italia rispetto agli altri Paesi Ue, il top manager ha infatti puntato il dito contro “i diversi criteri per valutare le lesioni a livello biologico a seguito di incidenti stradali, che in Italia non vengono fissati normativamente ma vengono invece lasciati alla discrezionalità dei tribunali”. Il codice delle assicurazioni ha infatti previsto da oltre sette anni l’approvazione di nuove tabelle di risarcimento per le cosiddette macro lesioni, iter che tuttavia si è arenato innumerevoli volte e non è ancora arrivato a compimento.
A supporto della propria tesi, Minucci ha ricordato come l’aver introdotto misure più restrittive per i colpi di frusta (da qualche mese, per ottenere un risarcimento per un danno di questo tipo occorre sottoporsi ad accurati accertamenti clinici, ndr), le richieste di risarcimento si siano drasticamente ridotte.
“Abbiamo fatto tante proposte al governo, non complicate da realizzare, come per esempio restringere il campo di chi viene ammesso a testimoniare i caso di incidente stradale. C’è chi lo fa per professione e sbuca fuori dopo 5-6 mesi dall’accaduto”, ha infatti spiegato Minucci, ricordando come l’Ania abbia anche proposto di restringere a una rete di carrozzerie convenzionate alle compagnie “la valutazione dei danni da incidente”. Proposte che tuttavia al momento non sono state accolte. In caso di effettiva approvazione di queste tabelle, l’Ania ha stimato un’ulteriore diminuzione del 3% del costo dei premi annui.
“Di fronte a questa reticenza, mi chiedo se ci sia un problema di occultamento del danno”, dice Minucci, secondo il quale “per un Paese come l’Italia, all’ansiosa ricerca di gettito, è una cosa criminale cercare di occultare questo fenomeno: se lo si vuole, questo problema si può risolvere in mezza giornata con la firma di un decreto legge. Ad oggi, il numero dei soggetti che hanno diritto a questi risarcimenti è spropositato”.