(Autore: Teresa Campo – Milano Finanza)
Modifica del piano, della strategia commerciale e anche un nuovo campo da golf. Arrivato da due mesi, il nuovo ad Borghi ha già messo le carte in tavola su come dare nuovo smalto al grande progetto
La mission che gli ha affidato Generali era da far tremare i polsi: rilanciare il progetto CityLife, inceppato sotto il profilo dei tempi di realizzazione e vendita e danneggiato nell’immagine, e portarlo a termine nel più breve tempo possibile. Un’ombra dal punto di vista reputazionale che il Leone di Trieste, dallo scorso anno azionista unico del progetto (fatta eccezione per la torre Isozaki che fa capo al gruppo Allianz), non poteva certo tollerare, specie mentre il progetto concorrente, Porta Nuova, andava di corsa fino a rappresentare, di fatto, il volto della Milano degli anni Duemila. Ma a due mesi dalla nomina ufficiale Armando Borghi (nella foto), neoamministratore delegato della società del più famoso progetto di sviluppo immobiliare in Italia, ha già rimesso in moto la macchina, forte dell’esperienza maturata col rilancio di Gabetti, altro protagonista storico del mattone tricolore, e puntando su nuove iniziative e qualche accorgimento.
Domanda. Qual è la prima cosa che ha fatto una volta arrivato a CityLife?
Risposta. Mostrare tutto il lavoro che era già stato svolto. Molti degli edifici residenziali erano di fatto terminati, e così altre opere. Si trattava solo di rifinire, togliere transenne e recinzioni e ultimare quanto in dirittura d’arrivo: a giorni verrà per esempio inaugurata la fontana delle Quattro Stagioni in Piazza Giulio Cesare, mentre entro fine mese il parco intorno verrà ulteriormente esteso. Tutto questo perché nessuno compra per andare ad abitare in un cantiere dai tempi incerti, mentre in questo modo 100 famiglie occupano già la propria case e altre iniziano a traslocare. Dopodiché abbiamo aggiornato leggermente il progetto e rimesso mano alla strategia di vendita.
D. Proprio in tema di vendite, CityLife finora non ha ottenuto grandi risultati…
R. In realtà sono stati venduti molti appartamenti in fase di avvio del progetto, poi con l’acuirsi della crisi il processo si è bloccato. In ogni caso, delle 520 abitazioni realizzate ne sono già state vendute oltre la metà, e senza grande battage pubblicitario né tantomeno sconti sul prezzo: la richiesta resta tra 7 e 11 mila euro al metro quadrato anche perché aggiustamenti dell’ultima ora non sarebbero seri nei confronti di chi ha già acquistato. Ho invece rivisto la strategia commerciale, ora suddivisa in tre canali Intanto ho riportato all’interno di CityLife l’attività di vendita nei confronti degli acquirenti locali, provenienti cioè da Milano e dintorni. Del resto d’Italia si occuperà invece Gabetti, che dispone appunto di una rete di agenzia nel settore di pregio a livello nazionale, mentre sto ancora selezionando un broker internazionale che segua i mercati esteri, un target estremamente importante: CityLife è stata progettata da tre archistar di fama internazionale, icone dell’architettura conosciute in tutto il mondo. Sono molti quindi i potenziali acquirenti anche al di fuori dei confini nazionali.
D. State anche affittando alcuni degli edifici…
R. Come previsto nel piano industriale, affittiamo due intere palazzine, circa 70 appartamenti. Metà degli appartamenti della prima è stata locata, mentre con l’altro si partirà a breve. I canoni si aggirano sui 220-250 euro al metro quadro all’anno, che vuol dire intorno a 2 mila euro al mese per 100 metri quadrati completi di cucina e bagni arredati oltre ad armadi a muro e box auto. Mentre le spese sono di 42 euro al metro quadro, sempre all’anno, e includono anche il raffrescamento e la palestra condominiale.
D. Quali invece le modifiche apportate al progetto?
R. Per fronteggiare meglio la fase di crisi e non ingolfare il mercato della casa, per il momento non si procederà alla costruzione degli edifici residenziali mancanti, il lotto 2 di Libeskind, la torre Arduino e gli edifici intorno. Ma la costruzione è solo rinviata di due o tre anni, nel frattempo ridisegneremo la struttura degli interni. Al posto del lotto 2, inoltre, di cui sono già stati eseguiti parte degli scavi, verrà realizzato un campo pratica della società Golf Milano, la stessa che gestisce anche il campo storico di Monza. Sarà l’unico in Europa a sorgere nel centro di una città. Nel frattempo verranno terminati i tre grattacieli simbolo di CityLife.
D. In realtà il terzo, quello storto, molti sostengono che non verrà mai realizzato. Del resto si è molto polemizzato su questo progetto, che a un certo punto sembrava non convincesse più nessuno…
R. E invece verrà fatto, eccome: proprio in questi giorni abbiamo ottenuto l’autorizzazione per dare avvio entro fine anno agli scavi per la terza torre, appunto quella storta progettata da Daniel Libeskind, oltre che alle fondazioni e alla progettazione. Ancora dobbiamo trovare l’inquilino, mentre le altre due verranno occupate dalle sedi di Allianz e Generali, ma di certo non ci fermeremo visto che, tra scavi e il resto, l’investimento necessario è di almeno una ventina di milioni di euro. Il progetto comunque cambierà rispetto al disegno iniziale: 168 metri di altezza per 31 piani fuori terra, un po’ più rispetto ai 150 metri previsti all’inizio. Anche l’inclinazione sarà meno accentuata, mentre le due parti inizialmente previste per l’edificio, una curva che si appoggia lateralmente a un parallelepipedo come una sorta di K, verranno fuse in una sola.
D. Quali invece i tempi per terminare gli altri due grattacieli?
R. La Torre Isozaki, di cui sono stati terminati gli esterni, verrà consegnata ad Allianz a ottobre 2015. Da primavera, invece, comincerà a uscire da terra la torre Hadid, che crescerà al ritmo di un piano ogni dieci giorni. Indubbiamente fornirà un segnale molto positivo per il progetto e per la città di Milano. La consegna a Generali sarà nel 2018.
D. Tutto quanto descritto modifica in qualche modo la situazione finanziaria di CityLife?
R. No, resta quella definita dopo la recente ristrutturazione. Il debito complessivo si è ridotto da 700 a 450 milioni, quota che a fine 2015 sarà ulteriormente abbattuta a 200 milioni, mentre la scadenza resta sempre al 2020. Il progetto per Generali oggi è sostenibile nonostante il rallentamento della domanda immobiliare.
D. Una volta venduto tutto, che cosa resterà in portafoglio a Generali?
R. La torre Hadid e il centro commerciale, oltre alla gestione della parte residenziale, inclusa quella di proprietà di Allianz.
D. Quali i suoi rapporti con la compagnia assicurativa? Si parla anche dell’arrivo di un nuovo responsabile per la parte real estate in Italia…
R. Oltre al responsabile internazionale della parte immobiliare, Christian Delaire, Generali ha un conutry manager in ogni Paese, poltrona però in Italia non ancora occupata. La mia opera qui di fatto tra poco più di un anno sarà terminata, nel senso che tutto sarà avviato e potrà procedere senza difficoltà. Poi vedremo.