(Autore: Piercarlo Fiumanò – Il Piccolo)
L’AD della holding punta sul consolidamento nell’area «che già ora contribuisce al 10,2% del risultato del gruppo»
La presenza delle Generali nell’Est Europa risale quasi all’epoca della fondazione (1831) con le prime aperture di agenzie a Budapest, Praga, San Pietroburgo. Alla fine della seconda guerra mondiale, le nazionalizzazioni dei regimi comunisti hanno sottratto alle Generali il loro impero nell’Est Europa. Poi, negli anni Novanta, c’è stato il grande ritorno con la regia delle operazioni affidata alla holding viennese. Oggi il gruppo triestino si è affrancato dall’alleanza praghese con Petr Kellner riacquistando da Ppf Group per 1,286 miliardi il 25% di Generali Ppf Holding e si prepara entro gennaio a salire al 100% acquistando il restante 24%. Dopo tre anni di lavoro oggi la Nuova Europa rappresenta il quarto mercato del Leone con 3,5 miliardi di premi e oltre 11 milioni di clienti. Luciano Cirinà (nella foto, di Piranha Photography), origini messinesi e top manager mitteleuropeo della compagnia triestina, dal marzo 2013 è responsabile del business nell’area Cee. In precedenza, dal 2007, è stato a capo di Generali Austria. Ha appena presentato all’Investor Day la nuova strategia verso Est.
Cirinà, quali sono gli obiettivi della crescita del gruppo nell’Europa centro-orientale?
Già oggi, con una quota del 6,6 dei premi complessivi, l’area contribuisce al 10,2% del risultato operativo del gruppo. Lavoriamo per crescere ancora. Le Generali hanno un rapporto profondo con l’Europa dell’Est. In tutte le grandi capitali, da Praga a Varsavia, nelle piazze simbolo ci sono i palazzi delle Generali. Eravamo leader in tutti i mercati della regione fino alle nazionalizzazioni nei Paesi comunisti. Quando ci siamo alleati con Ppf abbiamo conferito all’accordo una presenza che era già storicamente molto importante. Nel 1989 siamo stati la prima compagnia a tornare in Ungheria subito dopo la caduta del muro di Berlino. La nostra è una storia importante che con la nascita di Gph ha fatto un salto dimensionale. A livello di risultato operativo oggi produce risultati importanti con una redditività Danni che è la migliore di tutti i competitor (Allianz, Vienna Insurance e la polacca Pzu, ndr).
Una crescita che si svilupperà anche attraverso nuove acquisizioni?
In questo momento diamo priorità alla crescita organica consolidando le nostre forze nell’area. A livello di singoli mercati registriamo un forte sviluppo in Serbia e in Croazia. Per noi i mercati chiave sono la Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Serbia e Slovacchia. Inoltre l’Ungheria si distìngue per la migliore compagnia nel portafoglio Danni che è riuscita a battere la concorrenza. Ci sono differenti dinamiche di sviluppo a livello dei singoli Paesi. Vogliamo crescere di più in Polonia. Abbiamo il vantaggio di poter lavorare con un’ottima squadra di grande qualità professionale. E molti sono i triestini impegnati sull’area nell’head office e a Praga. La qualità del personale è un fattore fondamentale. Stiamo investendo molto sulla formazione.
Secondo una recente indagine della Bers, le economie dell’Europa centro orientale e dell’ex Unione Sovietica sono previste in frenata all’1,4% nel 2014 rispetto al 2,3% del 2013. C’è un rischio stagnazione a Est?
Le nostre stime sono più ottimistìche e parlano di una crescita nel medio periodo fra il 2 e il 4%. Sono dinamiche legateanche all’avanzamento delle riforme nei singoli Paesi. Ci aspettiamo nei prossimi anni una crescita costante anche se non uniforme in tutta l’area.
La crisi del debito ha colpito anche l’Est Europa?
Direi che solo la Slovenia ha avuto dei problemi. Un mercato dove siamo al quinto posto peraltro con un ottimo posizionamento sui canali distributivi.