(Autore: Massimo Agostini – Agrisole)
Nel 2014 si sono assicurate 32mila aziende (+4%) per 1,5 miliardi. Agabiti (Asnacodi): da quest’anno nuove soluzioni contrattuali contro più rischi e a basso costo
Il vino fa il pieno di polizze. E i dati ufficiali – contratti alla mano – indicano che i viticoltori, oltre a contribuire alla crescita del settore, sono quelli che in agricoltura tendono ad assicurarsi sempre di più.
Sarà che il Piano di sviluppo rurale, in attesa del disco verde della Commissione europea, per il periodo 2015-2020 ha un budget «dedicato» appetibile, pari a circa 1,64 miliardi. E sarà che quest’anno, sempre nel quadro della Politica agricola comune, è partita la nuova programmazione della misura sulla gestione del rischio in agricoltura, con le interessanti novità introdotte dal Piano assicurativo nazionale e dal «Decreto Agricoltura 2.0». Sta di fatto che le imprese vitivinicole sono quelle che più di altre garantiscono la crescita del sistema. Con oltre il 20% del valore assicurato nel complesso in agricoltura.
Nel 2014, in base ai dati elaborati dall’Asnacodi (l’associazione nazionale dei consorzi di difesa), in Italia si sono assicurate 32mila aziende vitivinicole (su un totale di 83mila), con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. A livello regionale, il Veneto è risultato capofila con 7.746 aziende, seguito dalla Puglia con 3.939, il Trentino Alto Adige con 3.767. A seguire, Emilia Romagna con 3.485, Piemonte (2.904), Abruzzo (2.698), Lombardia (1.852), Toscana (1.648), Friuli Venezia Giulia (1.231), più altre 2.730 aziende attive in altre regioni.
Il valore assicurato, nel 2014, ha raggiunto quota 1,5 miliardi, a fronte di 1,3 miliardi nel 2013, con un incremento del 15,4 per cento. Con 408 milioni, il Veneto figura ancora come prima regione, seguita dalla Toscana (158 milioni), Puglia (142), Trentino Alto Adige (140), Emilia Romagna (127), Piemonte (115), Friuli Venezia Giulia (112), Lombardia (103), Abruzzo (65). Più altri 130 milioni di valori assicurati in altre regioni.
«Questi dati – commenta il presidente dell’Asnacodi, Albano Agabiti – indicano che nel 2014 un’impresa vitivinicola su due ha avvertito l’esigenza di avere una copertura assicurativa per la tutela della propria produzione, a differenza degli altri settori, dove è risultata assicurata solo un’impresa su cinque».
In termini di valore, il settore ha assicurato oltre il 52% del suo complesso, mentre per gli altri settori abbiamo una copertura media del 23%, con punte del 35% nel comparto della frutta, del 23% nei cereali e del 18% nelle produzioni orticole e nei pomodori.
Da quest’anno, come indicato nel Piano assicurativo agricolo, le polizze multi e pluririschio sono state accorpate in tre tipologie di coperture – catastrofali, di frequenza e accessorie – con un contributo pari al 65% (era ail’80%). Coperture assicurative, contro 11 avversità atmosferiche, che sono sempre più orientate alla stabilizzazione del reddito aziendale e alla valorizzazione dei prodotti, anche in termini di qualità.
Per il settore vitivinicolo, in particolare, i Condifesa sul territorio propongono alle compagnie di assicurazione soluzioni contrattuali sempre più «personalizzate», sostenibili e flessibili a seconda delle varietà di uva e delle zone.
Ad esempio, da quest’anno viene introdotta una combinazione di polizza a base catastrofale (contro alluvione, gelo e siccità) alla quale è possibile aggiungere una o più avversità di frequenza, come grandine ed eccesso di pioggia. E questo, oltre ad assicurare il massimo livello contributivo e a dare una buona copertura, consente di abbassare i costi.
In Veneto e in Friuli, inoltre, quest’anno parte un progetto pilota per l’utilizzo del Fondo di mutualità, un nuovo strumento agevolato per la gestione del rischio in termini mutualistici e solidaristici.
A tutti i viticoltori associati a consorzi di difesa viene così offerta una copertura per danni da animali selvatici, per danni agli impianti da vento forte e trombe d’aria e per quelli malattia fungina che colpisce le viti.