(Autore: Luigi Dell’Olio – Il Piccolo)
Il numero uno della De Agostini: «Sarebbe una scelta adatta alla compagnia». Ma c’è l’incognita dei fondi esteri
L’assemblea del 30 aprile prossimo si annuncia come una delle più tranquille per Generali. L’azionariato di riferimento ha ritrovato unità, complici le performance positive di Borsa e l’aumento del dividendo (0,60 euro rispetto a 0,45 di un anno fa), e il group ceo Mario Greco ha completato la rivoluzione dei vertici manageriali, mettendo uomini di stretta fiducia nei ruoli chiave.
La chiamata a raccolta dei soci per l’appuntamento annuale servirà in primo luogo per approvare il bilancio 2014, che si è chiuso con un utile netto di 1,67 miliardi di euro, in calo rispetto agli 1,91 miliardi del 2013 (hanno pesato oneri straordinari per 400 milioni, dovuti alla vendita della filiale elvetica Bsi e svalutazione della quota in Ingosstrakh), ma con premi in crescita del 7,7% a quota 70,4 miliardi. Gli azionisti saranno inoltre chiamati a ratificare l’ingresso di Flavio Cattaneo nel cda (cooptato a fine 2014, al posto del dimissionario Paolo Scaroni) e a deliberare sulle politiche per le remunerazioni e sugli incentivi di lungo termine del gruppo. Inoltre verrà esaminata la proposta di delega al cda della facoltà di aumentare nei prossimi cinque anni il capitale sociale in via gratuita.
Parole di apprezzamento verso la gestione Greco sono state espresse ieri da Lorenzo Pellicioli (nella foto), numero uno della De Agostini, azionista di peso con il suo 2,43%. «Generali va benissimo: siamo contenti dei risultati, siamo soddisfatti del lavoro fatto finora», ha commentato a margine dell’assemblea di DeA Capital, sottolineando “la buona distribuzione dei dividendi”. Ha sorpreso, invece, la sua posizione sull’ipotesi di introdurre nel gruppo assicurativo il principio del voto maggiorato. Un sistema introdotto dal Decreto Competitività per premiare gli azionisti non speculativi, che consente alle società quotate di raddoppiare i voti in capo a chi è azionista da almeno 24 mesi. Secondo Pelliccioli, l’introduzione del voto maggiorato sarebbe una scelta “adatta” per Generali. Quindi ha precisato: «Dal punto di vista De Agostini non abbiamo un’opinione, non ci interessa come azionisti. Come osservatore del capitalismo italiano, se c’è un’azienda in cui il voto maggiorato sarebbe adatto, quella è Generali».
Il tema promette, dunque, di entrare nel dibattito assembleare, anche se non ci sono spazi per un’adozione a breve di questa misura. La nuova normativa aveva fissato per il 31 gennaio scorso il termine entro il quale era possibile introdurre il voto maggiorato attraverso una deliberazione dell’assemblea, presa a maggioranza semplice. Per il futuro, invece, la modifica statutaria dovrà prima essere approvata dal board, e solo successivamente passare in votazione all’assemblea dei soci, che può adottare il nuovo sistema con una maggioranza qualificata di due terzi dei voti assembleari. Va poi considerato anche un altro aspetto: il voto maggiorato non piace ai fondi internazionali, che nelle ultime settimane hanno fatto sentire la loro voce nelle assise societarie convocate per affrontare il tema.
Una posizione che pesa sulle decisioni di Generali, dato che – nel loro insieme – i fondi esteri sono risultati l’azionista di maggior perso nel corso dell’assemblea 2014, con il 15,2% del capitale, tre punti in più del 2013. Segno che, tra la voglia di alcuni soci storici di ridurre le partecipazioni e il ritrovato appeal della società sui mercati internazionali, il percorso è tracciato verso un modello di public company. Chi conosce bene Pellicioli racconta che la sua dichiarazione è stata motivata dal fatto che ha a cuore la conservazione dell’italianità di Generali e che non vi sono dissidi con gli altri azionisti, né con il management del gruppo triestino. «Siamo alla vigilia di un nuovo piano: adesso la sfida sono i prossimi tre anni», ha aggiunto l’ad di De Agostini. Di questo si parlerà all’investor day in programma il 27 maggio a Londra, quando Greco presenterà agli analisti i suoi piani per accelerare sulla redditività.