(di Roberto E. Bagnoli – Iomiassicuro.it)
Rimborsi parziali, e soltanto per i vitalizi medio-bassi: il Consiglio dei ministri di oggi (ieri, ndIMC) ha dato via libera la decreto legge sulle pensioni dopo la sentenza della Corte costituzionale che aveva bocciato la mancata indicizzazione all’inflazione, disposta dalla riforma Monti-Fornero per il biennio 2012-2013. Dal primo agosto, a 3,7 milioni di pensionati sarà versato il cosiddetto “Bonus Poletti”, come l’ha definito il Presidente del consiglio Matteo Renzi. Saranno in media cinquecento euro a testa una tantum, liquidate con un meccanismo che premia le pensioni più modeste: così, per esempio, con una pensione di 1.700 euro lordi al mese, il rimborso sarà pari a 750 euro, con duemila euro sarà di 450 euro, mentre un pensionato con un vitalizio di 2.700 lordi ne riceverà 278, sempre una tantum. Non riceveranno nulla 650mila pensionati, quelli sopra i 3.200 euro lordi.
“Era impossibile restituire tutto a tutti”, ha sottolineato Renzi, “se si dovesse semplicemente azzerare la norma dovremo trovare 18 miliardi di euro e togliere denari ad altri, dagli asili alle infrastrutture”. Il costo del rimborso, in questa maniera, scende a 2,180 miliardi di euro, in pratica il famoso “tesoretto”, di cui si era parlato nei giorni scorsi. “La risposta del governo alla sentenza della Consulta evita che scatti una procedura d’infrazione per deficit eccessivo”, ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, “dover fronteggiare le conseguenze complete implicite alla sentenza con restituzione totale avrebbe portato l’indebitamento al 3,6% in rapporto al Pil. Nessuno perde niente, il problema è chi ci guadagna e quanto. A partire dal 2016 sarà introdotto un nuovo sistema d’indicizzazione più generoso rispetto a quello del passato”.
Il decreto sui rimborsi delle pensioni contiene anche una norma in base a cui, a partire da giugno, tutti i vitalizi saranno liquidati il primo giorno del mese. Nella prossima legge di Stabilità è previsto un nuovo intervento sulle pensioni. “Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido”, ha osservato Renzi, “è l’ora di lasciare più flessibilità in uscita, e dare un pò più spazio a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell’assegno”.