(di Teodoro Chiarelli – La Stampa)
Il gruppo fa retromarcia, non agirà contro gli ex vertici
Banca Carige fa retromarcia. Zitti zitti i vertici dell’istituto di credito genovese, alle prese con una difficile opera di risanamento dopo la mala gestio di Giovanni Berneschi e dei suoi accoliti che ha portato a sfiorare il collasso, hanno deciso di rinunciare all’azione di responsabilità nei confronti dei responsabili della gigantesca truffa.
Il 5 giugno (il 9 in seconda convocazione) è stata convocata l’assemblea dei soci di Carige Assicurazioni (controllata in verità al 100% da Banca Carige) con all’ordine del giorno, fra l’altro, «la rinuncia all’azione di responsabilità verso i precedenti amministratori, sindaci e direttore generale e approvazione della relativa attività svolta: deliberazioni conseguenti». Tutto ciò mentre è in corso il processo in cui, secondo l’accusa, Berneschi, Ferdinando Menconi, l’imprenditore Ernesto Cavallini, il faccendiere Sandro Galloni, il commercialista Andrea Vallebuona, la nuora di Berneschi Francesca Amisano, l’avvocato svizzero Davide Enderlin hanno truffato 23 milioni di euro con l’acquisto da parte di Carige Assicurazioni di immobili a prezzo gonfiato, con la creazione di plusvalenze incassate da Berneschi e Menconi.
Soldi poi trasferiti in Svizzera attraverso società e operazioni finanziarie fantasma e investiti, tra l’altro nell’acquisto di un hotel a Lugano. Solo la punta dell’iceberg di una gestione ventennale di Carige duramente (anche se con colpevole ritardo) contestata dalla Banca d’Italia. Perché, allora, questa silenziosa retromarcia dei nuovi vertici di Carige? L’azione di responsabilità contro i vecchi amministratori di Carige Assicurazioni era stata decisa sull’onda del clamore suscitato dall’ispezione di Bankitalia e degli arresti della magistratura. Anzi, a molti osservatori era sembrato un po’ strano che analoga iniziativa non fosse stata intrapresa anche nei confronti dei vecchi amministratori della stessa Banca Carige che ha visto bruciare in pochi mesi qualcosa come un paio di miliardi di euro. In attesa del riassetto azionario, con l’assunzione di importanti leve di comando da parte del nuovo socio di maggioranza relativa, la famiglia Malacalza, qualche retropensiero, inevitabilmente, sovviene. Dal gusto sgradevolmente amaro.