(di Marco lo Conte – Plus24)
Provate a montare i mobili della famosa catena svedese: all’inizio avrete difficoltà, poi magari imparate. Ci sono persone piu portate per i lavori manuali e persone meno versatili. Lo stesso vale in molti altri ambiti: per decidere cosa fare del proprio denaro studi adeguati possono esser utili, ma poi serve la consuetudine con la materia. Avete mai discusso di mercati con un insegnante di Discipline giuridiche ed economiche? Per trasformare le conoscenze in competenze e quest’ultime in abilità serve tener sotto controllo una serie di fattori non troppo ampia. La domanda cruciale è: conviene? La risposta d’obbligo è: dipende, dipende da una serie di fattori strettamente correlati ad altre possibili scelte.
Prendiamo l’opzione di incassare il Tfr in busta paga (quota integrativa della retribuzione). Finora la decisione di pochissimi lavoratori di chiedere il Tfr in busta paga sembra darci un’indicazione univoca: il 99,95% non ne ha approfittato. Una buona parte di loro ha fatto due conti e ha deciso così. Visto il carico fiscale nettamente maggiore rispetto all’adesione alla previdenza complementare o al conferimento in azienda, è una scelta pienamente razionale, al netto della necessità contingente di liquidità.
Una parte, molto probabilmente maggioritaria, però sarà stata colta dall’effetto “resilienza ai cambiamenti”, che porta a non decidere nulla, a lasciarsi andare agli eventi, ad aspettare per “vedere prima come va agli altri” (per poi magari rinviare ancora). Non bisogna poi trascurare il cospicuo risparmio privato italiano, anche se maggiore tra le fasce più abbienti e e minore tra chi ha più necessità di ricorrere al Tfr in busta paga.
I genitori pensionati che aiutano i figli disoccupati e precari sono molti: la quota di pensione accantonata va dal 2% per le rendite di poco superiori ai 10mila euro, al 35% per quelle superiori ai 55mila euro annui. Anche per questo l’avvio dell’operazione “Quir” ha raccolto solo circa 50mila adesioni. Dire che gli italiani abbiano scelto è, come visto, un’affermazione frettolosa. Idem che abbiano scelto bene. Non si tratta di essere tifosi di una opzione o di un’altra. Quel che preme qui è la consapevolezza delle scelte. E in questo campo, la frequenza è fondamentale: ultimare la compilazione del proprio 730 precompilato è un’eccellente modo per avere contezza della propria situazione finanziaria (conto economico, conto patrimoniale, attività, passività). Ma metterci mano una volta l’anno non radica consuetudine, cioè non trasforma la conoscenza in competenza e questa in abilità operativa. Cioè non aiuta a costruire una diffusa educazione finanziaria.