Opinione della Settimana

In Borsa si guarda a banche e assicurazioni

Borsa Italiana - Ingresso (Foto di Giovanni Dall'Orto) Imc

(di Nicola Borzi – Il Sole 24 Ore)

Le Borse europee ieri (venerdì 12 giugno, ndIMC) hanno ballato il sirtaki sui timori legati al debito greco. Nonostante il pessimo dato sulla produzione industriale dell’Eurozona, che ad aprile ha segnato appena +0,1% su base mensile (+0,8% su base annua), a fronte di attese degli analisti per un +0,3% congiunturale e un +1,1% tendenziale, la seduta pareva tranquilla. Poi il sentiment è cambiato e il calo è accelerato nel pomeriggio, di pari passo con il susseguirsi di voci sul fatto che la Ue avesse preso in esame l’ipotesi di default di Atene, sino a toccare il parossismo poco prima della chiusura, quando la dichiarazione di un funzionario ellenico sulla possibilità di un accordo a breve ha ridato un po’ di fiato ai listini. Né, a Piazza Affari, è servita la conferma del rating sull’Italia di Moody’s, che pure ha portato a stabile da negativo l’outlook, perché il giudizio è arrivato a mercato chiuso. A pagare lo scotto più pesante sono state le azioni maggiormente legate ai titoli di Stato, bancarie e assicurative. Ma le prospettive dei due comparti non sono omologabili.

Non è una sorpresa che le rinnovate tensioni sul futuro del debito greco siano la causa delle vendite sui listini. Lo dimostra il grafico sulla volatilità implicita a tre mesi del paniere Euro Stoxx: dopo aver toccato i massimi degli ultimi due anni in corrispondenza con la fine del 2014, a febbraio l’“indice della paura” era sceso ai minimi da inizio anno in contemporanea con il lancio del quantitative easing da parte della Bce. Scontato l’intervento dell’Eurotower, però, sono tornate in campo le forze ctonie del mercato.

Lo segnala l’andamento degli indici settoriali bancari e assicurativi a Piazza Affari. Quando le tensioni innescate dalle infinite, ondivaghe trattative con Atene sono tornate a galla, gli assicurativi (che ieri hanno lasciato sul terreno l’1,48%) hanno iniziato a scendere perdendo oltre il 10% dai massimi degli ultimi cinque anni, toccati a inizio aprile. Invece i bancari (-1,44% ieri il settore a Milano), pur lontanissimi dai massimi, hanno sofferto di meno calando del 3,6% dai massimi infrannuali segnati il 20 maggio. Eppure entrambi i settori vedono i bilanci delle maggiori quotate zavorrati da ingenti quantità di BTp. Cosa li distingue, allora?

Una risposta la offre lo studio dei flussi di fondi sugli Etf azionari analizzato da Ubs. Nonostante sia lontana dai picchi dell’estate 2014, Piazza Affari — come anche la Borsa di Madrid — continua a registrare afflussi finanziari sui fondi passivi. Secondo gli analisti, ciò significa che nonostante i timori per la Grecia gli investitori ritengono che Qe, euro debole, petrolio basso e buoni conti societari lascino margini alla ripresa anche nei Paesi periferici dell’Unione europea. Una situazione che, insieme alle attese di una soluzione di sistema per i crediti deteriorati (bad bank), rimette in moto la fiducia sulle azioni delle banche italiane, nonostante il passaggio da sistemi di bail out a regole di bail in previste dalla direttiva Bank Recovery and Resolution (Brrd), come sottolinea Morgan Stanley.

Diverso invece il clima sulle assicurazioni: sono sempre gli analisti di Morgan Stanley a spiegare che il calo del settore non è tanto causato dalla ripresa a breve dei tassi, quanto dalle attese per i bilanci. I dividendi sono visti in frenata, cominciano a far capolino (dopo quattro anni di tregua) le revisioni in calo degli utili societari e soprattutto le prospettive di una stagnazione di lungo termine dei rendimenti colpiscono le previsioni di utili.

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