(di Massimo Morici – Advisor Online)
L’espansione di piattaforme D2C rende più competitivi i fondi attivi a livello di costi. Ma gli intermediari rischiano di essere messi da parte
Un futuro in cui le SGR potranno vendere online direttamente agli investitori retail i propri fondi su piattaforme di proprietà non è poi così lontano. In uno scenario di crescita per le piattaforme direct – to – consumer in Europa, le società con un marchio conosciuto e capaci di realizzare sufficienti economie di scala potrebbero tagliare fuori gli intermediari (sportelli bancari, reti di promotori finanziari ecc.) e vendere i loro fondi a prezzi all’ingrosso direttamente sulle proprie piattaforme di intermediazione, come rileva un recente studio di Cerulli Associates sull’industria europea dei fondi.
Ad oggi, spiegano gli analisti della società di Boston, le SGR che gestiscono siti internet in grado di eliminare completamente il rapporto con gli intermediari (in Italia, tra i primi è stata AcomeA, che oltre al canale tradizionale di distribuzione rappresentato dagli sportelli bancari e reti di pf, offre la possibilità di acquistare i propri fondi online a risparmiatori autonomi o a consulenti indipendenti) sono solo una piccola frazione rispetto all’intera attività dell’industria in Europa, ma l’implementazione di normative come la RDR nel Regno Unito, e simili iniziative in Olanda, che vietano le retrocessioni agli intermediari, stanno spingendo molti investitori in questi paesi verso il fai – da – te per le specifiche operazioni di acquisto, mentre il ricorso al consulente finanziario rischia di diventare solo occasionale, per avere un orientamento strategico – olistico sull’intero portafoglio degli investimenti.
“Venendo meno il meccanismo delle retrocessioni, ci possono essere ancora più spazi per le SGR di certe dimensioni e di alto profilo per creare un ponte diretto con i clienti finali, senza però bruciare i canali consolidati D2C già in essere”, spiega Barbara Wall, direttore di ricerca in Europa di Cerulli. Vendere direttamente i fondi tramite piattaforme di proprietà, inoltre, consentirebbe alle SGR di abbattere i costi a carico dell’investitore finale, rendendo i prodotti a gestione attiva ancora più competitivi nei confronti degli Etf e dei fondi indicizzati.
Ma è presto per suonare il campanello d’allarme. “Con le retrocessioni ancora in vigore nell’Europa Continentale, il modello di distribuzione britannico per ora rimane un caso isolato e le aziende che hanno i mezzi per tagliare gli intermediari ancora non lo hanno fatto”, aggiunge Brian Gorman, analista Cerulli, che cita il caso della piattaforma UBS Fondcenter, uno dei più grandi del continente, che però è accessibile solo agli intermediari e non agli investitori finali.