(di Rosario Di Raimondo – la Repubblica Bologna)
“Risarcimenti ai pazienti, compagnie troppo care”. Le Ausl fanno da sole, un piano per tutta l’Emilia
Più di 20 milioni messi da parte nel 2013, altri 20 nel 2014. Per un totale di 40 milioni che sono rimasti nelle casse degli ospedali anziché essere pagati alle compagnie assicurative. In pratica una cifra quattro volte superiore a quella stanziata di recente per abbattere le liste d’attesa.
Da quasi tre anni la Regione ha avviato un progetto per far gestire direttamente alle Ausl le richieste di risarcimento danni presentate dai pazienti. Cominciò la giunta Errani, quando si accorse che c’era una differenza abissale tra i premi pagati alle assicurazioni e i risarcimenti effettivamente versati ai cittadini danneggiati. Basta guardare al 2014: l’anno scorso le aziende sanitarie coinvolte in quest’avventura hanno pagato 5 milioni di euro di danni. Se avessero sottoscritto ancora una polizza, avrebbero speso quattro volte tanto, ben 20 milioni (l’importo del premio annuale). Mentre adesso la differenza – 15 milioni – viene tenuta in cassaforte.
A dicembre, dunque, terminerà la fase sperimentale del piano e c’è l’intenzione di coinvolgere nuove aziende sanitarie. Invece di sborsare cifre a sei zeri, viale Aldo Moro punta sempre di più sulle “assicurazioni fai da te”. Cosa cambia per i pazienti? Lo spiega Marzia Gavazza, dirigente dell’assessorato alla Sanità: «Vogliamo migliorare l’efficienza e le relazioni con i pazienti. Dalle assicurazioni abbiamo risultati non soddisfacenti, con oneri sempre più alti a carico dei bilanci».
Nel 2013 sono partiti il Sant’orsola, l’Aosp di Reggio Emilia e le Ausl della Romagna (nel 2014 si è aggiunta pure Imola ). Tutte queste aziende, fino al 2012, pagavano 22 milioni di euro all’anno in premi assicurativi. Adesso non più. Non si tratta di soldi “risparmiati”, perché ogni ospedale userà il tesoretto per pagare da solo – o con l’aiuto della Regione – gli eventuali risarcimenti verso i pazienti. Sono due le fasce stabilite: per i danni entro i 250mila euro la spesa grava sui bilanci della singola azienda. Sopra quella soglia, collabora anche viale Aldo Moro, che ha istituito un fondo specifico da 15 milioni di euro l’anno.
Dal 2016 verranno coinvolte altre aziende, man mano che scadranno i singoli contratti con le assicurazioni. Ogni Ausl deve mettere in piedi una un’adeguata macchina organizzativa fatta di medici legali e avvocati.
Basta citare un esempio per capire il perché la Regione abbandona le assicurazioni. Nel 2014 l’Ausl di Bologna, il Rizzoli e le due aziende sanitarie di Ferrara (che non fanno ancora parte del piano di viale Aldo Moro) hanno sottoscritto una polizza assicurativa non proprio conveniente. «La franchigia è passata da 50 a 250mila euro – fa i conti la Gavazza – e il premio annuale è salito da 11 a 13 milioni». Non solo è stata quintuplicata la franchigia, cioè quella cifra che l’ospedale paga a prescindere prima che intervenga l’assicurazione, ma è salita anche la quota fissa da erogare ogni anno. E va sottolineato come il limite di 250mila euro copra – nella stragrande maggioranza dei casi – tutti i risarcimenti.
Nel 2014 sono state 1.478 le richieste di risarcimento avanzate in tutta la regione, in leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti (1.531 nel 2013,1.733 nel 2012). Le branche più esposte al rischio di una causa sono l’ortopedia (il 21,8% delle richieste arriva da quel settore), le chirurgie (generale, maxillo-facciale, vascolare e toracica), che assorbono il 19% e infine ostetricia e ginecologia con l’8,6%.
Nel 2014 solo il 35% delle cause si riferiva a “incidenti” avvenuti nell’anno in questione: tutti gli altri sono avvenuti l’anno prima (il 27%) oppure parecchio tempo addietro. Motivo per cui le aziende accantonano i soldi “risparmiati” dai premi.
Ma avranno calcolato le riserve? Non è cosa da poco ,i bilanci nel sanitario si chiudono dopo cinque -sette anni
Speriamo che la giunta errani lo abbia previsto ,diversamente attendiamici un ulteriore aumento IRAP