(di Nicola Munaro – Corriere del Veneto Padova e Rovigo)
Coinvolti in 22 tra medici e periti, fingevano incidenti con attori per incassare i premi
Si erano messi d’accordo e ognuno recitava la sua parte come un attore consumato. L’obiettivo era unico, frodare le assicurazioni, farsi pagare i premi per gli incidenti e dividersi allegramente gli incassi.
C’erano di mezzo medici, assicuratori, carrozzieri e semplici cittadini: tutti protagonisti di una commedia dove nulla era lasciato al caso. Per loro, in tutto sono ventidue, il processo è arrivato con le accuse più diverse. A vario titolo si parla di associazione a delinquere e fraudolento danneggiamento dei beni assicurativi nei confronti di nomi grossi del mondo delle assicurazioni. E ieri mattina il pubblico ministero Sergio Dini ha chiesto un totale di vent’anni di reclusione per un raggiro alle assicurazioni che in due anni, tra il 2oo7 e il 2009, aveva sfiorato il tetto dei 130 mila euro. Le richieste di condanne più pesanti, cioé due anni di reclusione ciascuno, la procura le ha avanzate per i cinque cervelli della truffa. Tra i 6 e i 9 mesi li rischiano invece gli altri diciassette imputati, che però erano solo marionette nella grande recita per soffiare soldi a nomi altisonanti del mercato assicurativo. Le vittime sono note a tutti gli automobilisti. Si tratta di Allianz, Arca Assicurazioni, Direct Line, Sia, Milano Assicurazioni, Cattolica, UnipolSai, Generali e Genertel, ora pronte a batter cassa con i risarcimenti.
Quello che c’è da dire è che la truffa era studiata bene: uno dietro l’altro venivano fatti capitare ad arte piccoli incidenti automobilistici conditi con rapporti che di realistico avevano ben poco. Poi grazie ai referti di medici compiacenti, il cerchio si chiudeva spedendo tutto l’incartamento alle assicurazioni che, visti i documenti ineccepibili nella forma, non potevano che pagare senza sospettare nulla. A far partire nel 2007 il giro di incidenti fasulli andati in scena tra Padova e provincia erano stati sei dipendenti delle varie assicurazioni che si erano messi d’accordo tra di loro. I sei, grazie ai referti dei complici, hanno cominciato a mettere in scena gli incidenti per ottenere in maniera facile i soldi delle polizze che poi venivano puntualmente spartiti. Toccava a C. V. e A. G. creare il contratto con gli attori delle messe in scena, a cui in certi casi partecipavano anche loro.
Il bello però veniva dopo gli schianti, cioè quando sempre loro, conoscendo i meccanismi, davano le indicazioni sulla procedura da seguire per ottenere gli indennizzi. Era poi compito di R. G. e A. L. occuparsi dell’iter per i risarcimenti e accompagnare le finte vittime degli scontri a cambiare gli assegni in banca. La palla poi passava di mano a S. B. (l’uomo che forniva i certificati medici con le conseguenze dell’incidente) e A. G., deputato a mettere a disposizione le proprie conoscenze per preventivi di comodo di fittizie riparazioni. E i soldi venivano spartiti anche con i proprietari delle automobili incidentate secondo copione.
Molti sinistri vengono liquidati direttamente dalla compagnia su foto e preventivo, senza che sia incaricato il perito per il controllo del danno. Oggi la quasi totalita’ delle persone e’ a conoscenza di tale fatto ed e’ facile creare ad arte un danno attraverso le foto. Sarebbe ora di dare al perito, il reale compito di controllo