(di Christian Cinti – Giornale dell’Umbria)
Oggi al “Capitini” di Perugia il convegno organizzato dall’Ordine dei geologi dell’Umbria
Se l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici (Ania) rilancia sulla necessità di introdurre un sistema di copertura contro le calamità, l’Ordine dei geologi dell’Umbria si dice «pronto ad avviare un discorso con il mondo assicurativo». “Calamità naturali e coperture assicurative, il risk management nel governo dei georischi” è infatti il tema del seminario organizzato proprio dall’Ordine regionale dei geologi in programma oggi all’Istituto “Capitini” di Perugia. In apertura dei lavori è previsto l’intervento del presidente dell’Ordine, Filippo Guidobaldi («è un argomento da maneggiare con cura – dice – ma è nostra intenzione rilanciare il ruolo fondamentale del geologo») dopodiché si alterneranno gli interventi di Consap, Ena, Cnr e Ania. Coordinerà la tavola rotonda Francesco Brunelli, consigliere dell’Ordine («se ne parla da tempo, sarebbe una rivoluzione, vogliamo capire il funzionamento delle polizze per i georischi»).
La storia. Di assicurazioni sui fabbricati contro terremoti, alluvioni e calamità naturali si è cominciato a parlare nel 1993. Presidente del Consiglio era Carlo Azeglio Ciampi. Il sottosegretario Vito Riggio propose di aggiungere l’uno per mille all’allora Imposta comunale sugli immobili per finanziare un fondo da destinare alla ricostruzione. Nel 1998 il premier Romano Prodi, verificando la difficoltà delle casse statali nel fare fronte alle spese di ricostruzione (era ancora aperta la ferita del sisma che nel 1997 aveva scosso Umbria e Marche) propose di introdurre l’assicurazione obbligatoria. E di nuovo Silvio Berlusconi, nel 2006, accelerò questo processo di riforma. Ma poi, non se ne fece più nulla fino alla nascita del decreto legge di riordino della Protezione civile che prevede la possibilità di introdurre una polizza assicurativa contro terremoti, frane, alluvioni e calamità naturali così da strutturare il criterio della “compartecipazione” fra pubblico e privato per fare fronte ad eventuali costi di ricostruzione.
La mappa. In Umbria sono oltre 95mila i cittadini che risiedono in aree ad elevata criticità geologica. La superficie interessata dal rischio idrogeologico è di 899 chilometri quadrati e nelle zone “rosse” insistono più di 21 mila edifici residenziali e non residenziali. Cifre che diventano ancora più “critiche” se si scorrono i risultati dell’indagine che ha consentito a Legambiente di stilare l’edizione 2011 di “Ecosistema rischio”. Da quelle pagine risulta che l’88% dei comuni umbri si trova in una situazione di rischio idrogeologico: un quartiere su cinque, sette industrie su dieci e circa quattro strutture ricettive su dieci.
Il “listino”. Alcune compagnie già offrono contratti a copertura di calamità naturali, chiedendo però in cambio premi annuali piuttosto pesanti: servono almeno un migliaio di euro sia per Perugia che per Terni, con una copertura che rischia però di non andare oltre il 45% del totale dei danni prodotti e di non assicurare oltre le 72 ore dall’evento sismico. Se, insomma, una scossa di terremoto distrugge la metà della casa che vale duecentomila euro e, dopo tre giorni, arriva una seconda scossa che la rade al suolo, il solo sistema dell’assicurazione rimetterebbe nelle tasche dei proprietari circa 46mila euro. Senza considerare il peso di eventuale franchigie che, solitamente, si aggirano attorno ai 10mila euro. Qualche possibilità in più è offerta ai grandi gruppi industriali che, attraverso propri broker assicurativi, stipulano polizze anti-calamità ma soltanto perché muovono contratti da centinaia di migliaia di euro. Per i privati o per i piccoli proprietari immobiliari la strada della assicurazione è piuttosto in salita. Molto di più rispetto alle cifre immaginate dall’Ania che ha stilato un dossier indicando i possibili premi. In Italia le unità abitative sono circa 27 milioni per un valore di ricostruzione stimabile intorno ai 3.900 miliardi di euro. Il danno medio annuo a tale patrimonio da eventi sismici e alluvionali ammonta a circa 2,8 miliardi di euro che corrisponde a pressappoco 73 euro per unità abitativa dal valore di ricostruzione di 100mila euro. Per Perugia e Terni si va da 150 a oltre 170 euro ogni centomila euro di valore assicurati. Questo però ipotizzando che tutti paghino. Quasi come fosse una tassa.