Opinione della Settimana

Maria Bianca Farina, ad di Poste Vita, in pole position per il vertice Ania

Maria Bianca Farina Imc

(di Adriano Bonafede – Repubblica Affari & Finanza)

La “Signora delle Polizze” è a capo della compagnia del Gruppo guidato da Francesco Caio che è il vero motore della sua redditività. Dai 5,5 miliardi raccolti nel 2007 ai 15,4 del 2014. A dicembre la scelta per la lobby delle assicurazioni

L’hanno chiamata la Signora delle Polizze o anche la Signora delle Assicurazioni. Per via dei suoi successi in Poste Vita, cresciuta dai 5,5 miliardi di raccolta nel 2007 (anno del suo arrivo nel gruppo ora in via di privatizzazione) ai 15,4 miliardi del 2014. Una progressione certo sorprendente, che rende assai più appetibile, oggi, la quotazione di Poste. Ma Maria Bianca Farina (nella foto) è, semplicemente, una manager che fa dell’understatement il suo credo. Lavorare in silenzio e “parlare con i fatti” – come usa dire lei e come agli italiani piacerebbe che i politici e i grand commis dello Stato facessero – sono il tratto distintivo della sua azione.

Di lei si parla, fin dallo scorso anno, come di una possibile sosùtuta di Aldo Minucci alla presidenza dell’Ania, l’associazione delle imprese assicurative, di cui lei è già peraltro vicepresidente. Minucci, dopo due mandati pieno e la proroga eccezionale di un anno, non potrà essere più riconfermato. I giochi, dicono le persone più informate, non sono ancora stati fatti “ma si faranno – dice una fonte riservata – probabilmente più a ridosso della scadenza di dicembre”.

Il profilo di Farina sembra attagliarsi bene a un’associazione che sente di essere diventata più debole di una volta e punta a riconquistare l’egemonia culturale di un tempo, quando era una lobby molto ascoltata a livello politico. Certo i tempi sono cambiati e tutte le lobby associative, a cominciare da Confindustria e dalle stesse organizzazioni sindacali dei lavoratori, hanno perso presa sul parlamento e sui politici, forse anche perché sono cambiate rapidamente le classi dirigenti e il loro modus operandi.

Nel suo understatement di fondo, Farina ha però solidi riferimenti. Non è un caso che sia stata nominata da Papa Francesco nel direttivo dell’Autorità di informazione finanziaria in Vaticano, l’istituto competente per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio. La sua nomina è, fra le altre, un forte segnale di svolta per un mondo – la finanza vaticana – fino a tempi recenti molto chiacchierata. Per essere la “finanziera del Papa” occorre indubbiamente una reputazione generale di rigore etico e di competenza.

Sotto vari punti di vista, Farina è un unicum nel nostro panorama manageriale. Entrata a soli 22 anni in Ina Assitalia, ha assistito prima alla trasformazione in Spa di quella che era un tempo la “compagnia di Stato”, con il carico di contraddizioni e di contaminazione del pubblico sul privato. E poi alla privatizzazione di Ina che la porterà definitivamente sotto l’ombrello del gruppo Generali fino alla sparizione come compagnia autonoma.

In Ina, Farina aveva percorso i vari gradini, da capufficio fino a vice direttore generale. In Generali aveva conservato il ruolo e avrebbe potuto anche rispondere “hic manebimus optime” davanti alla proposta, nel 2007, di diventare amministratore delegato di Poste Vita. Ma decise invece di accettare la nuova sfida, a un’età in cui molti altri avrebbero tirato i remi in barca. Poste Vita veleggiava intorno ai 5 miliardi di raccolta da diversi anni. Ma il nuovo ad imprime quasi subito una spinta fuori dal comune: nel 2009 ha già raggiunto i 7,1 miliardi, nel 2010 i 9,5. E poi via, fino ai 15,4 del 2014 (e con un 2015 ancora in forte crescita).

Il segreto del suo successo? «Aver saputo creare con la rete di vendita di Poste un feeling speciale – afferma un esperto del settore assicurativo –. I 70 mila dipendenti della rete di Poste (su 134 mila totali) che vendono polizze la idolatrano». E davvero nessuno riuscirebbe a far decollare così tanto la raccolta senza un coinvolgimento della rete.

Davanti a così tanti e incontestabili successi, nessuno può mettere in discussione il suo ruolo in Poste. Il suo incarico, nonostante l’età davvero non più giovanile (sebbene chi lavora con lei racconti che sia piena di energie più di una ventenne) terminerà nel 2017. Quindi teoricamente Farina potrebbe chiamarsi fuori dalla “lotta” per la presidenza dell’Ania (una poltrona che è incompatibile con il mantenimento di una carica operativa qual è quella di amministratore delegato).

Tuttavia a volte si presentano delle “finestre” di opportunità che non sono disponibili per sempre. Quindi potrebbe lei stessa cambiare idea e proporsi per la presidenza dell’Ania, lasciando il ruolo operativo in Poste Vita. In questo caso, però, sarebbe proprio Caio a rimpiangerla. Il composito business delle Poste ha nella compagnia un fattore chiave di redditività. Basta pensare che un paio d’anni fa fu valutata al Mef la possibilità, poi scartata, di portare in Borsa solo Poste Vita.

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