Opinione della Settimana

Previdenza integrativa: Frenata dei fondi pensione, il Tfr recupera terreno

Fondi pensione (3)(di Roberto E. Bagnoli – Corriere Economia)

I rendimenti dei primi nove mesi delle casse aziendali o di categoria. La bufera estiva sui mercati ha affossato le performance. Ma i risultati restano positivi: +1,1% contro lo 0,8% della liquidazione

I fondi pensione vincono di un soffio sul Tfr. Le turbolenze che hanno caratterizzato uno dei peggiori trimestri nella storia recente dei mercati finanziari, però, hanno decisamente frenato la corsa della pensione di scorta. Nei primi nove mesi dell’anno si è attestato all’1,1% il rendimento medio offerto dai fondi pensione negoziali, aziendali o di categoria. A causa della crisi greca, della bolla cinese e della vicenda Volkswagen, i fondi hanno lasciato sul terreno metà della performance ottenuta nel primo semestre.

Confronti

Da gennaio a settembre il Tfr (il 6,91% della retribuzione lorda) ha reso lo 0,8%, al netto dell’aliquota del 17%. La liquidazione mantenuta in azienda si rivaluta con un tasso dell’1,5%, più il 75% dell’inflazione. Mentre i contributi ai fondi pensione cominciano a maturare rendimenti sin da quando vengono versati, la rivalutazione del Tfr riguarda solo l’importo maturato al 31 dicembre dell’anno precedente. Questo meccanismo determina una differenza di circa lo 0,2% a sfavore del Tfr.

Nei primi nove mesi del 2015 il risultato migliore è il 3,2% del comparto azionario di Fondenergia (energia e petrolio), seguito con il 3% dal bilanciato di Previmoda (tessile, abbigliamento, calzature e occhiali).

Fondi pensione negoziali I trimestre 2015 (Corriere Economia 19.10.2015) (2) Imc

«I fondi pensione nel 2015 hanno fatto registrare un avvio brillante delle performance — sostiene Francesco Massicci, presidente della Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) —. Poi un’inevitabile contrazione, in coerenza con quant’è avvenuto nei mercati finanziari nella seconda parte dell’anno. Il processo d’investimento dei fondi deve guardare comunque al lungo periodo, e su un orizzonte temporale adeguato i risultati sinora conseguiti rimangono senza dubbio positivi. Ma si devono ricercare tutte le vie, in termini di miglioramento dei processi gestionali ed efficienza delle strutture, per realizzare in modo sempre più adeguato l’interesse degli iscritti, per esempio attraversa un’attenta diversificazione degli investimenti e dei relativi rischi».

I fondi pensione sono numerosi, e in alcuni casi di dimensioni inadeguate. «Specialmente nell’attuale scenario è importante promuovere processi d’aggregazione che possano consentire di raggiungere dimensioni più robuste — sottolinea Massicci —. Orientare gli investimenti verso un’allocazione più adeguata all’evoluzione del mercato, ferma restando la coerenza con la finalità previdenziale, incrementare efficienza e qualità dei servizi per gli iscritti mantenendo un adeguato contenimento dei costi. Questo salto di paradigma dei fondi rappresenta uno degli obiettivi del Tavolo tecnico, previsto dal disegno di legge concorrenza attualmente in discussione, cui parteciperanno i ministeri del Lavoro, dell’Economia e dello sviluppo economico, la Covip, le parti sociali ed esperti del settore».

L’allungamento della vita lavorativa deciso dalla riforma Monti-Fornero pone compiti ulteriori per la previdenza complementare. La flessibilità in uscita, di cui si discute per il sistema pensionistico obbligatorio, potrebbe essere prevista per chi è iscritto ai fondi pensione. «Il disegno di legge sulla concorrenza ha recepito una proposta già avanzata dalla Covip — spiega Massicci —. Si prevede che in caso di disoccupazione per almeno ventiquattro mesi, le prestazioni dei fondi possano essere liquidate sotto forma di rendita temporanea con un anticipo di cinque anni, o dieci se i singoli fondi lo prevedono, rispetto all’accesso alla pensione obbligatoria. In questo modo la previdenza complementare può diventare un cuscinetto per chi perde il lavoro e non ha ancora maturato il diritto alla pensione di base». «L’allungamento nella vita lavorativa Monti-Fornero — sostiene dal canto suo Maurizio Agazzi, direttore di Cometa (industria metalmeccanica e orafa) — a parità di continuità nella contribuzione permette di aumentare il tasso di copertura della pensione. La previdenza complementare può essere utilizzata almeno in parte per far fronte a situazioni di difficoltà di chi è vicino alla pensione».

Esempi

Un forte impulso allo sviluppo della previdenza complementare può venire da iniziative come quella varata nell’edilizia. «Due contratti collettivi del settore, quelli di Edilindustria ed Edilartigianato — spiega Diego Ballarin, direttore di Prevedihanno previsto un’iscrizione automatica dei lavoratori al fondo con un versamento base da otto a sedici euro al mese, a seconda dell’inquadramento, a carico del datore di lavoro. Il dipendente può trasformarla in adesione piena versando un proprio contributo, l’1% della retribuzione, e ottenendo quello paritetico dell’azienda. Grazie a questo meccanismo, dal primo gennaio scorso gli iscritti sono passati da 40mila a cinquecentomila circa».

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