Opinione della Settimana

Pmi, il clima non è ancora cambiato

Cambiamento climatico - Modellazione Imc

(di Lionello Cadorin – Corriere Economia)

I risultati dell’indagine di Axa sugli effetti del «climate change» sul business. Il 14% è impreparato e il 68% teme contraccolpi negativi dai mutamenti ambientali

Mentre alla Cop21, la Conferenza delle Parti in corso a Parigi, si cerca un accordo sulla riduzione delle emissioni di ossido di carbonio che minacciano il pianeta, una ricerca globale tra 1.100 imprenditori dimostra che il livello di preparazione delle piccole e medie aziende agli effetti del cambiamento climatico è ancora basso. E le Pmi italiane sono al di sotto della media dei Paesi sviluppati. L’indagine, condotta in Europa, nelle Americhe e in Asia, è stata commissionata da Axa, uno dei maggiori gruppi assicurativi, a Penn Schoen Berland, istituto americano di ricerche di mercato.

Minoranze

Delle piccole e medie imprese italiane solo il 14% pensa di essere preparato ad affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici; il 68% vede il dimate change come un rischio a breve termine per le proprie attività e l’84% lo percepisce come rischio a lungo termine. Eppure il 41% degli imprenditori dichiara di aver già visto i propri costi di produzione modificarsi a causa dei cambiamenti climatici, e il 37% teme che la situazione peggiorerà in futuro.

I ricercatori hanno registrato in Italia un diffuso sentimento di preoccupazione, accompagnato però dalla volontà di collaborare alla ricerca di soluzioni. Soprattutto, anche in molti piccoli e medi imprenditori italiani si fa strada la consapevolezza che affrontare il problema del cambiamento climatico rappresenti un’opportunità di crescita. I numeri dicono infatti che un’alta percentuale di pmi italiane, il 78%, ritiene che gli sforzi compiuti per mitigare gli effetti del dimate change supportino uno sviluppo sostenibile e aiutino la vitalità, la profittabilità e la competitivita delle imprese. Una quota analoga (77%) crede di poter fornire il proprio contributo contro il cambiamento climatico, il 59% intende sviluppare un piano per poter affrontare i rischi nel futuro, mentre il 56% è dell’opinione che imprese e governi stiano lavorando bene insieme nella ricerca di soluzioni al problema del clima; che nell’opinione generale devono prevedere azioni sia di mitigazione del cambiamento climatico, sia di adattamento di imprese e città agli eventi avversi dovuti al clima.

Se le aziende italiane, al di là dei buoni propositi, sinora hanno fatto poco, non è che quelle degli altri Paesi maggiormente industrializzati abbiano brillato per iniziativa: più del 40% delle pmi americane e inglesi, per fare un esempio, non solo non hanno attivato alcun piano, ma nemmeno hanno pensato a un piano.

Certo anche per i più scettici è diventato difficile ignorare gli ultimi anni di disastri causati dal clima in giro per il mondo, dalle alluvioni alle tempeste più devastanti, dalle siccità alle temperature record in alto e in basso, alle condizioni climatiche assolutamente estreme che molte popolazioni hanno dovuto sopportare. Non sorprende quindi che il 59% dei capi azienda intervistati per conto di Axa abbiano dichiarato che i loro business sono già stati colpiti da eventi provocati dai cambiamenti climatici che hanno influito sulle voci di costo, sulla salute e il benessere dei dipendenti, sull’approvvigionamento di materie prime e di materiali grezzi per la produzione, sui processi produttivi, sui costi di protezione del business. Più nei Paesi emergenti, dove non a caso il coinvolgimento risulta più forte, che nei Paesi sviluppati.

Prevenzione

Dalla ricerca emerge a livello globale che al settore assicurativo è riconosciuto un ruolo determinante per la prevenzione dei rischi e lo studio di soluzioni. Anche il 57% delle pmi italiane intervistate ritiene che le compagnie siano una fonte di informazione credibile sui temi del cambiamento climatico e addirittura l’86% considererebbe di cambiare assicuratore se un’altra compagnia offrisse servizi migliori per aiutarlo a gestire i rischi connessi al clima.

«Questo rapporto – ha dichiarato Henri de Castries, presidente e ceo di Axa – mostra come si stiano facendo grandi passi in avanti nella ricerca di soluzioni contro gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma molto resta ancora da fare. È nostra convinzione che il settore assicurativo possa diventare un partner decisivo grazie all’expertise nello studio e nella prevenzione dei rischi, così come nella gestione di situazioni di emergenza e delle loro conseguenze».

Axa, partner ufficiale di COP21, si è impegnata di suo a disinvestire per oltre 0,5 miliardi di euro, entro fine 2015, dalle aziende più legate all’utilizzo di carbone; e a triplicare gli investimenti ad impronta verde entro il 2020, con l’obiettivo di arrivare a oltre 3 miliardi di euro.

Articoli correlati
ANAPA Rete ImpresAgenziaAssociazioni di CategoriaIn EvidenzaOpinione della Settimana

«Nessuno si salva da solo»

Nel corso di «Davos 2021», la kermesse annuale del World Economic Forum tenutasi lo scorso…
Leggi di più
ANAPA Rete ImpresAgenziaIn EvidenzaNewsOpinione della Settimana

Il «dritto»...

Ormai quotidianamente l’IVASS oscura e sanziona siti on-line di Intermediari…
Leggi di più
ANAPA Rete ImpresAgenziaIn EvidenzaNewsOpinione della Settimana

Opportunità e sfide del mercato assicurativo italiano

I grandi cambiamenti che stanno interessando l’Italia e il mondo intero, come ben sappiamo…
Leggi di più
Newsletter
Iscriviti alla nostra Newsletter
Resta aggiornato sulle ultime novità, sugli eventi e sulle iniziative Intermedia Channel.