(di Bruno Benelli – La Stampa Tuttosoldi)
Entro giovedì 31 dicembre i lavoratori autorizzati alla contribuzione volontaria devono saldare all’Inps la rata dei contributi dovuti per il 2015, relativa al trimestre luglio/settembre. Appuntamento da non mancare: basta un giorno di ritardo e la legge – eccessivamente severa – annulla il versamento e respinge la somma al mittente, senza interessi.
Si deve pagare la somma indicata dall’Inps, importo calcolato in percentuale della retribuzione ottenuta sul lavoro nelle 52 settimane precedenti la data di decorrenza dell’autorizzazione. In questo modo il lavoratore resta “ancorato” allo stipendio di sempre, evitando “cedimenti strutturali” della pensione se invece iniziasse a versare contributi di importo inferiore. Attenzione, il versamento di quote inferiori è sempre possibile, ma scatta un meccanismo, in virtù del quale l’Inps ritiene ugualmente pagato l’importo dovuto (e non quello realmente versato). Questo risultato è ottenuto contraendo il numero delle settimane coperte attraverso il versamento reale, per cui il lavoratore, per raggiungere l’anzianità contributiva minima utile a pensione, dovrà poi pagare per un periodo di tempo più ampio.
Per i lavoratori dipendenti la retribuzione minima settimanale sulla quale calcolare il contributo è 200,76 euro (869,29 euro al mese) L’aliquota di versamento per i lavoratori dipendenti (non agricoli) è il 32,87%. Perciò il contributo minimo settimanale è 66,99 euro. Resta ferma invece al 27,87% l’aliquota dovuta dai “vecchi” lavoratori autorizzati con decorrenza compresa entro il 31 dicembre 1995. Tra le due categorie c’è uno scarto di cinque punti.
Colf e badanti pagano un contributo molto più basso: esattamente il 17,4275%. Artigiani e commercianti pagano rispettivamente il 22,65% e il 22,74% del reddito di impresa, che è articolato in otto classi predefinite, di cui la prima è ancorata al reddito minimale di 15.548 euro. I familiari collaboratori sotto i 21 anni pagano le aliquote ridotte di tre punti.
Pagano il 30% le persone iscritte alla gestione separata Inps in qualità di lavoratori parasubordinati, privi di altra tutela previdenziale e senza pensione. Per questi ultimi il contributo è legato all’importo medio dei compensi percepiti nei 12 mesi precedenti, ma con il rispetto di un minimo mensile di 388,70 euro, che in un anno fanno 4.664,40 euro. Se però sono professionisti titolari di partita Iva il contributo scende al 27% e la quota minima a 349,83 euro/mese e a 4.197,96 euro/anno.
Si paga (banca o posta) usando il bollettino Mav emesso dall’Inps o stampato direttamente dal sito Inps. Si può pagare con la carta di credito usando il sito Inps o attraverso il call-center Inps.
Valido anche il Rid, cioè l’addebito su conto corrente bancario.