(di Enrico Marro – Corriere della Sera)
150 euro di servizi sono esentasse, in moneta sarebbero 95
La legge di Stabilità contiene una serie di norme che incentivano ulteriormente il welfare aziendale, cioè quella serie di prestazioni e servizi erogati dalle aziende (dagli asili nido ai buoni spesa all’assistenza integrativa) al posto dei premi monetari unilaterali o contrattati col sindacato e legati ai risultati (produttività, redditività, qualità, eccetera). Si tratta di un tema importante, non solo perché questo tipo di prestazioni, grazie alla defiscalizzazione, potrebbe estendersi dalle grandi aziende (Luxottica, Barilla, Ferrero e altre che hanno fatto in questi anni da battistrada) alle piccole e medie, ma anche perché potrebbe trovare lo spazio che merita nella riforma della contrattazione, che dovrebbe impegnare nel 2016 i sindacati (Cgil, Cisl e Uil vareranno giovedì la loro proposta unitaria) e la Confindustria (potrebbe essere questo il primo appuntamento per il successore del presidente, Giorgio Squinzi).
Intanto, solo per fare un esempio concreto, il welfare aziendale è alla base della proposta di «rinnovamento» del contratto di lavoro che il presidente della Federmeccanica, Fabio Storchi, ha fatto ai sindacati di categoria. «Rinnovamento» appunto, come dice Storchi, e non rinnovo, perché si propone una rivoluzione del contratto con al centro proprio il welfare aziendale. Federmeccanica propone infatti di erogare tutto l’aumento per prossimi anni non sui minimi stabiliti dal contratto nazionale, ma attraverso un pacchetto di prestazioni di welfare del valore a regime di 351 euro all’anno (156 per la sanità integrativa, 91 per la previdenza complementare e 104 per i costi delle attività di formazione).
Ma perché le aziende puntano sul welfare aziendale? Perché risparmiano sul costo del lavoro, pur erogando ai lavoratori prestazioni che hanno un valore superiore al netto che finirebbe in busta paga corrispondendo un classico premio monetario. L’esempio riportato nel grafico qui sopra è stato messo a punto da Antonio Manzoni, un esperto del settore che con la società di consulenza Valore Welfare assiste proprio le imprese che vogliono percorre questa nuova strada. Mette a confronto un incremento di retribuzione di 150 euro dato a livello aziendale in due forme: il premio unilaterale e le prestazioni di welfare integrativo (possono essere non solo previdenza e sanità, ma anche voucher per gli asili nido, borse di studio, buoni per la spesa o per il carburante, assistenza per familiari non autosufficienti, eccetera). Nel primo caso (premio in moneta) l’azienda sopporta un costo del lavoro tra tasse e contributi di 215 euro mentre il lavoratore prende un netto di 95, una volta pagata l’Irpef e la parte di sua competenza all’Inps. Nel secondo caso, le prestazioni costano 150 euro all’azienda e valgono 150 euro per il lavoratore, in quanto nessuna delle due parti deve pagare tasse e contributi. L’azienda risparmia 65 euro, il lavoratore li guadagna.
La differenza si riduce se l’erogazione monetaria è frutto di un accordo aziendale e rientra nei premi di produttività tassati con l’aliquota forfettaria del 10%. In questo caso i 150 euro lordi diventerebbero 135 netti (150 – 15, pari al 10%). Nel calcolo delle convenienze va inoltre considerato anche l’aspetto dei contributi previdenziali. Che continuano ad essere versati nel caso di erogazioni monetarie unilaterali e quindi vanno a rinforzare la pensione futura. In sostanza il lavoratore dovrebbe valutare sulla base delle sue esigenze (figli che studiano, familiari da assistere, ecc) se per lui sia meglio avere più servizi subito oppure un premio netto di valore inferiore ma una pensione leggermente più alta domani.
Più complesso, spiega Manzoni, è il quadro dei premi di produttività, quelli soggetti all’aliquota agevolata del 10%, perché mentre i contributi a carico del dipendente (circa il 9%) non vengono prelevati, non è chiaro se quelli a carico dell’azienda (circa il 24%) debbano invece essere versati all’Inps. Converrà, spiega il consulente, aspettare il decreto del ministero del Lavoro che dovrà regolare nel dettaglio le novità della legge di Stabilità. In ogni caso, sottolinea Manzoni, è di rilievo la novità per cui «sarà lo stesso lavoratore a poter scegliere nell’ambito di un eventuale accordo aziendale se scambiare il premio retributive con prestazioni di welfare integrativo». Una volta valutate tutte le convenienze.