(di Federica Pezzatti – Plus24)
I confederali si vogliono confrontare con la base dei 48mila lavoratori dipendenti delle imprese. Al via le assemblee
Si ferma la trattativa tra compagnie assicurative e i loro dipendenti per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto da oltre due anni, per quanto attiene la parte economica, e dal 2007 per quanto riguarda la parte normativa. Lo stop è avvenuto dopo l’ultimo incontro svoltosi il 14 gennaio 2016, con l’illustrazione da parte di Ania delle proprie proposte in ordine al Welfare, agli automatismi per gli scatti di anzianità e alla disciplina dei permessi sindacali. «Ci tengo a sottolineare che si tratta di una sospensione – precisa Roberto Garibotti, segretario nazionale First Cisl – in attesa di un ripensamento Ania, che auspico, le posizioni restano distanti. Dopo nove incontri tra le parti sociali era necessario per noi fare delle verifiche con la base prima di continuare nelle trattative». Verifiche che cominceranno il 27 gennaio con delle riunioni regionali con i quadri sindacali per poi proseguire con delle assemblee dei lavoratori delle principali aziende del settore che conta 48mila dipendenti. «Per l’ennesima volta Ania ha posto al centro della trattativa questioni di interesse esclusivo delle imprese proponendo una ristrutturazione del sistema delle classi di anzianità che, se attuata, produrebbe una sostanziale riduzione del potere d’acquisto delle retribuzioni», scrivono in un comunicato unitario Fisac-Cgil, Fna, First-Cisl, Uilca e Snfia.
Tra i punti salienti delle proposta dei sindacati per quanto riguarda l’area normativa ci sono proprio gli appalti. Da anni le compagnie esternalizzano attività del ciclo produttivo tradizionalmente svolte in azienda; i lavoratori vorrebbero che venisse rafforzata l’area contrattuale di queste realtà. In sostanza anche se si appalta, il contratto applicato ai lavoratori assunti dalla società che vince la commessa dovrà essere quello assicurativo. In secondo luogo i rappresentanti dei lavoratori chiedono che si crei uno strumento emergenziale per gestire eventuali crisi societarie (negli ultimi anni sono finite in liquidazione coatta amministrativa cinque imprese italiane e i dipendenti licenziati non hanno ricevuto aiuti perché il fondo di categoria non interviene). «Infine vorremmo ricondurre i lavoratori di “terza parte” (call center) tra i lavoratori di prima parte (amministrativi tradizionali)», conclude Garibotti. Differenze tra le parti sociali anche per quanto riguarda la parte economica (non ancora affrontata) in particolare sulla revisione degli scatti di anzianità e sulla fungibilità dei funzionari e la distribuzione degli orari di lavoro.
Ania, tramite il suo direttore delle relazioni industriali Luigi Caso, ha spiegato nei giorni scorsi che permangono forti differenze di impostazione e contenuti tra la piattaforma sindacale e le tematiche individuate dalle imprese e si augura che la pausa chiesta dai sindacati possa consentire loro di riflettere sulle proposte del comparto al fine di raggiungere un riordino organizzativo delle compagnie e il miglioramento della loro produttività. «Il tutto con lo scopo ultimo di salvaguardare, attraverso un recupero di efficienza, i livelli occupazionali di settore». Un settore molto cambiato dall’ultima firma contrattuale.