(di Gianluca De Mayo – Libero Quotidiano)
Banca Generali ha comunicato dati sul 2015 da capogiro: l’utile netto consolidato è salito del 27% a 203,6 milioni di euro, i ricavi sono arrivati a 466 milioni con un balzo dell’11% e il cost/income ratio è sceso del 36,5%. A far la gioia dei risparmiatori si aggiunge un dividendo da 1,2 euro in crescita rispetto al 2014. Libero ne ha parlato con l’ad Piermario Motta.
Avete intenzione di utilizzare gli utili per nuove operazioni di m&a?
«I nostri 213 miliioni di excess capital sicuramente non sono sufficienti per acquisizioni di grosso taglio. Anche perché nel settore delle reti di distribuzione sono rimaste sette grandi società e ad oggi non stiamo guardando ad operazioni straordinarie di questo genere. Certo, siamo sempre interessati a rilevare divisioni (come è avvenuto con Credit Suisse, ndr) o piccole banche private. Qualcosa si è mosso con il Santander, rilevato poi da Ubs. Anche noi ci abbiamo pensato, ma alla fine non ci convinceva come operazione. Tanti dipendenti e poche masse. Stesso discorso per Cesare Ponti, tanto che poi (quelli di Banca Carige, ndr) non sono riusciti a venderla. Le dico solo che durante il nostro primo incontro loro chiedevano 70 milioni e io avevo offerto 7 milioni. Stiamo invece guardando alle fiduciarie, merito di diversi advisor che sono venuti a proporcele. Noi stiamo controllando il loro portafoglio. Se è sano e costituito esclusivamente da valori mobiliari, potremmo essere interessati ad acquisirle».
Quindi avete dei nomi concreti di fiduciarie sul tavolo che state valutando?
«Sì abbiamo dei nomi, ma per ora non posso dirle di più».
Parliamo di bail-in. Trova giusto che i risparmiatori debbano ripianare con i loro risparmi istituti in crisi?
«Partiamo da una considerazione: con tutto il business che c’è dietro ai controlli, alle società di revisione, alla compliance, mi riesce difficile capire come si sia arrivati a certe situazioni. Se le istituzioni fanno il loro dovere, i risparmiatori non dovrebbero aver problemi. Inoltre, chi controlla dovrebbe sentirsi più responsabilizzato invece che perdersi dietro mille cose di poco conto. Certo, poi vedo che vogliono fare la holding delle Bcc per unire quelle sane e quelle marce e penso che invece di avere queste idee sarebbe meglio chiuderle senza inquinare il sistema bancario».
Parliamo di unit linked. Molti le criticano perché sono scatole con sistemi di costi poco trasparenti…
«Qualsiasi tipo di prodotto finanziario venduto in Italia è frutto di valutazioni positive, se no non passerebbe il vaglio delle autorità. Dopodiché dipende come viene venduto: se nessuno ne spiega i rischi e i costi, allora bisogna spedire in galera chi le propone. Se invece si mettono nero su bianco i meccanismi, allora può essere un prodotto interessante».