La ricerca analizza come le istituzioni finanziarie globali utilizzano i Big Data per una migliore gestione dei requisiti normativi
Lo SWIFT Institute (gestito dalla Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, cooperativa che fornisce una piattaforma per lo scambio di informazioni finanziarie, oltre a prodotti e servizi per la connettività) ha annunciato la pubblicazione di un nuovo studio che evidenzia come le maggiori istituzioni finanziare mettano a frutto l’analisi dei Big Data nel far fronte alle continue evoluzioni del contesto regolamentare.
Lo studio, intitolato “The Role of Big Data in Governance: a regulatory and legal perspective of analytics in global financial services”, spiega come, a seguito dei crescenti obblighi normativi, il settore finanziario si sia dotato dei più recenti ed efficaci strumenti di Big Data Analytics e presenta inoltre due case study, che mostrano concretamente come queste metodologie di analisi influenzino i rischi operativi e le prassi gestionali all’interno degli stessi istituti finanziari. Lo studio è stato condotto da Daniel Gozman della University di Reading e da Wendy Currie e Jonathan Seddon della Audencia Nantes School of Management.
“Con 2,5 quintilioni (numero che equivale ad un milione alla quinta potenza, rappresentato da 1 seguito da 30 zeri – ndIMC) generati ogni giorni e a seguito della crescente mole di informazioni richieste dai regolatori, l’analisi dei Big Data è un’attività sempre più strategica – ha affermato Peter Ware, Responsabile dello SWIFT Institute –. Questa ricerca esplora un nuovo territorio, evidenziando sfide e opportunità per gli istituti finanziari che utilizzano strumenti di business intelligence per migliorare l’efficienza operativa e l’aderenza a richieste in ambito compliance”.
Tra le principali evidenze rilevate dalla ricerca:
- Le istituzioni che usano strumenti di analisi per comprendere al meglio le operazioni organizzative possono trarre vantaggi che vanno ben oltre l’ambito della compliance;
- Una migliore comprensione dei rischi operativi permette una riduzione dei livelli minimi di capitale da detenere a fini normativi;
- L’analisi dei Big Data può aiutare a comprendere meglio come i singoli individui interagiscono tra loro e a migliorare di conseguenza, l’efficacia delle linee di comunicazione;
- I Big Data possono coadiuvare i processi di decision-making a livello strategico e facilitare gli sforzi nell’ambito della ricerca del personale e della gestione delle risorse umane;
- Le organizzazioni che adottano tecniche di Information Governance risultano meglio posizionate per cogliere le opportunità derivanti dall’analisi dei Big Data e delle eventuali innovazioni future.
“Con il passare del tempo, l’analisi e la gestione dei dati divengono attività sempre più integrate e istituzionalizzate; risulta quindi sempre più decisiva la capacità di semplificare l’adozione delle tecniche di analisi dei Big Data rendendole al contempo meno costose e meno onerose, attraverso l’Information Governance – ha spiegato Currie –. Le organizzazioni che riusciranno a padroneggiare i propri dati e a vincere le sfide dei volumi, della velocità, della veridicità e della varietà, otterranno un vantaggio competitivo, grazie a una migliore capacità decisionale a livello strategico e a una maggiore efficienza operativa”.
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