(di Andrea Malan – Il Sole 24 Ore)
La holding degli Agnelli raddoppia il risultato netto a 744,5 milioni e distribuisce una cedola di 0,35 euro. Elkann: «Acquisto Partner Re faticoso, ma grande operazione»
Exor chiude in positivo un 2015 tumultuoso e guarda avanti: all’integrazione della PartnerRe appena acquistata, al riassetto delle partecipazioni editoriali e all’auspicato ma difficile consolidamento nel settore auto. Nel 2015 la holding della famiglia Agnelli, presieduta da John Elkann, ha visto salire l’utile netto a 744,5 milioni, da 323,1 milioni un anno prima, grazie «principalmente all’incremento delle plusvalenze nette per 632,1 milioni, di cui 521,3 relativi alla cessione di Cushman & Wakefield». Il Net asset value (Nav) è salito nel periodo del 21,2% a quasi 12,32 miliardi (contro un +8% dell’indice borsistico Msci World in euro), grazie principalmente all’aumento del valore di Borsa di Fiat Chrysler. Exor Spa ha chiuso l’anno con un utile di 2,55 miliardi di euro (da 51,8 milioni nel 2014) grazie a maggiori dividendi per oltre 2,42 miliardi. Per il 2016 sono previsti «risultati positivi» sia per Exor spa che a livello consolidato.
Il consiglio di Exor proporrà all’assemblea del 25 maggio, che si terrà all’Alfa di Arese, un dividendo pari a 0,35 euro (lo stesso del 2014) per un totale di 82 milioni.
Il 2015 e l’inizio del 2016 hanno visto in primo piano l’acquisto della riassicuratrice americana PartnerRe, «il maggiore nella storia della famiglia Agnelli» con il suo costo complessivo di 6,9 miliardi di dollari. L’operazione è stata finanziata con una varietà di mezzi: con le cessioni della Cushman & Wakefield (con un incasso di 1,3 miliardi di dollari) e di metà delle azioni proprie; in parte con nuovi debiti (1 miliardo emesso a novembre) e infine in parte con fondi della stessa PartnerRe, cui Exor ha ceduto nelle scorse settimane asset per poco meno di 650 milioni. Il debito netto del “Sistema Holdings” a fine marzo era attorno ai 3,6 miliardi di euro.
Nella lettera agli azionisti Exor, John Elkann rivendica il lavoro di valorizzazione svolto in quasi io anni alla Cushman & Wakefield e spiega la strategia dell’acquisizione PartnerRe: entrambe si possono sintetizzare con un lavoro di “business builders”, di paziente costruzione e valorizzazione del business in un’ottica di lungo periodo. Significativo nel 2015 anche l’aumento fino al 44% dell’Economist per oltre 300 milioni di euro, una «valutazione ricca» – scrive Elkann – ma che rispecchia la forza del business. Ricordando i propri inizi di lettore del periodico inglese, Elkann ha annunciato che regalerà «personalmente» un abbonamento all’Economist a tutti i figli adolescenti dei soci Exor. Confermata invece la prossima cessione della quota in Rcs che Exor riceverà da Fca. Per quanto riguarda la strategia di Fiat Chrysler dopo la separazione da Ferrari, Elkann ribadisce la necessità di un consolidamento nel settore e, per quanto riguarda i potenziali partner, scrive ai soci che Fca sta «guardando alla possibilità di fare qualcosa con “Quelli Grossi”» con i quali le analisi interne indicano risparmi «vicini a 10 miliardi l’anno». Il presidente nota però con una certa ironia che «la maggior parte dei nostri concorrenti sono impegnati con le grandi opportunità che la tecnologia dirompente ha da offrire». Elkann e Sergio Marchionne sono convinti che «anche in uno scenario di grandi cambiamenti, (…) i vecchi e noiosi produttori di autoveicoli dovranno capire come rendere redditizio» il proprio business, e guardarsi dalle trappole degli anni 90, quando inseguivano gli utili in altre parti della catena del valore. Qualche aggiornamento sul come riuscirci arriverà forse oggi da Amsterdam, dove si terranno le assemblee di Cnh Industrial, Fiat Chrysler e Ferrari.