(di Giorgio Pogliotti – Quotidiano del Lavoro)
La riduzione del prelievo sugli investimenti potrebbe essere prevista nella legge di Stabilità per rilanciare il secondo pilastro
Verso la “fase due” del welfare contrattuale. L’esenzione fiscale introdotta da quest’anno per le prestazioni sociali contrattate tra sindacati e imprese a livello aziendale o territoriale, potrebbe essere estesa ai contratti nazionali. «È un tema che mi piacerebbe venisse portato nella legge di stabilità», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, a margine di un seminario sul welfare organizzato ieri dall’Ares.
«Il tema è come incentivare fiscalmente il welfare contrattuale a livello di Ccnl – ha aggiunto Nannicini –, penso per esempio alla polizza sanitaria integrativa dei metalmeccanici, anche quella porzione potrebbe essere defiscalizzata». Ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil che denunciavano la contraddizione tra la spinta al welfare contrattuale e l’incremento dell’aliquota per i fondi di previdenza complementare, passata dall’11,5 al 20%, ha risposto lo stesso Nannicini: «Con la prossima legge di stabilità si potrebbe ridurre la tassazione sulla previdenza complementare che ha visto aumentare l’aliquota – ha detto –. Il tema va affrontato insieme agli altri che riguardano la previdenza integrativa, altrimenti si perde la visione di insieme». Nannicini ha citato quattro priorità: «la governance, l’eventuale obbligatorietà di una parte del risparmio e il rapporto tra il primo e il secondo pilastro. Prima o poi dovremo metterci attorno a un tavolo e affrontare questi temi per rilanciare la previdenza complementare».
Nel seminario è stato citato il rapporto Istat 2015, secondo cui tra il 2012 e il 2013 la contrattazione di secondo livello ha coinvolto il 21,3% delle imprese, il 31,3% considerando la contrattazione individuale, con incrementi del 15% per i lavoratori rispetto al salario medio nazionale (19% con i premi di risultato). Per il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, «bisogna dare corpo ad una prospettiva fiscale che sostenga il welfare contrattuale incentivando tutte le forme di salario non monetario», considerando la «strategicità del welfare aziendale nel rispondere, insieme al sistema pubblico, alle nuove esigenze sociali». Il passaggio successivo, per Baretta, consiste nello «spostare i benefici fiscali dalle categorie professionali verso le persone, indipendentemente se siano lavoratori dipendenti o autonomi pubblici o privati». In quest’ottica il sottosegretario all’Economia è favorevole «all’allargamento della detassazione dei premi di risultato ai comparti del pubblico impiego». Tiziano Treu ha evidenziato l’interesse crescente per il welfare contrattuale: «è stato recepito anche in piattaforme di Ccnl, come quella di Federmeccanica, oggi la moneta del welfare è più conveniente della moneta cartacea, se contrattata». Le aziende, per Emanuele Cipriani (Coo di Welfare Company), «hanno accolto con favore gli interventi migliorativi sulla fiscalità e chiedono un aumento della soglia detassata per i buoni acquisto (fringe benefit pari a 258,23 euro), ferma da trent’anni».