(di Luisa Todini, presidente Poste Italiane – Il Sole 24 Ore)
Quando si parla di sistema previdenziale italiano si associa o si antepone regolarmente la parola “riforma”. È uno dei principali argomenti su cui Esecutivo, Parlamento, parti sociali regolarmente si esprimono proponendo modifiche e interventi.
In effetti la riforma della previdenza e del welfare s’inserisce nel quadro di un generale processo di rinnovamento di tutti i Paesi Ue. Pur nelle diversità di indirizzo di ciascuno Stato, che in tanti ambiti ha visto contrapposizioni piùo meno aperte tra Paesi rigoristi e Paesi “debitori”, abbiamo tutti in Europa la necessità di bilanciare e mantenere un elevato livello di protezione sociale e di equità intergenerazionale con i vincoli di bilancio, soprattutto a fronte della bassa crescita. È in atto ovunque una convergenza verso un modello previdenziale misto, basato su un sistema pubblico a ripartizione affiancato da uno integrativo a capitalizzazione, in forma sia collettiva sia individuale e quest’ultimo è destinato, con la progressiva estensione del sistema contributivo, a diventare preminente.
Nel nostro Paese il settore assicurativo è stato negli ultimi anni – anche in seguito a una progressiva contrazione del welfare pubblico – uno dei settori che ha continuato a crescere, soprattutto nel ramo vita, i cui prodotti sono percepiti come rifugio finanziario per i risparmi, tanto più in un mondo di tassi sostanzialmente azzerati.
Questo, a mio avviso, è un bisogno destinato a perdurare, in quanto trasversale e universale per tutti i cittadini. Il ritardo del nostro Paese rispetto all’Europa (le attività assicurative ramo vita incidono solo per il 7% del Pil a fronte di una media Ue del 30%) lascia prevedere un trend di crescita nei prossimi anni. Se guardiamo all’ultimo anno, complice lo scenario economico finanziario negativo e la nuova regolamentazione europea di settore, assistiamo a una modifica del mix all’interno del ramo vita con uno spostamento verso prodotti “multiramo” ovvero contratti che offrono al cliente un’allocazione dinamica dell’investimento.
Le compagnie, per realizzare performance e offrire rendimenti adeguati, investono le riserve non più solo in titoli di Stato ma sempre più in asset con respiro dai 5 ai 15 anni. Il canale preponderante di collocamento si conferma quello degli sportelli postali e bancari, che intermediano circa il 70% dei volumi complessivi. Il segmento dei piani pensionistici individuali è ancora ridotto in termini quantitativi ma mostra una grande vitalità, segno di maggiore coscienza e attenzione da parte degli italiani. Poste Italiane, che fa dello sviluppo inclusivo la sua mission, si propone, oggi più che mai, come gestore del risparmio degli italiani in grado di offrire un modello completo e personalizzato fondato sui 3 pilastri della previdenza, salute, assistenza.