(di Roberto E. Bagnoli – CorrierEconomia)
Previdenza, i conti in tasca alla complementare. Dipendenti e autonomi: ecco le opzioni
Ottocento euro l’anno per un dipendente trentenne con un reddito attuale di mille euro netti al mese, quasi 4.700 per un quarantenne che oggi ha una retribuzione di duemila euro al mese, oltre diecimila per un altro quarantenne che lavora in proprio. Sono le cifre che questi tre lavoratori dovranno versare in una pensione di scorta per compensare il divario che, al momento del pensionamento, avranno rispetto all’attuale reddito. Conti che valgono se si accetta il rischio sottoscrivendo una linea d’investimento bilanciata con il 30% di azioni. Se invece si cerca il porto sicuro di una garantita, l’impegno aumenta decisamente: millecento euro per il trentenne, 5.640 per il dipendente quarantenne e 12.600 per l’autonomo della stessa età.
Le stime
Accanto alla previdenza obbligatoria, le simulazioni realizzate in esclusiva per Corriere Economia da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale considerano anche quella complementare e il contributo che può dare per colmare la scopertura, il divario rispetto all’ultimo reddito percepito. Anche in questo caso lo spunto viene dall’invio da parte dell’Inps della busta arancione con La mia pensione Inps, un documento che contiene l’estratto conto contributivo, la stima di quando si potrà staccare con i requisiti di vecchiaia o anticipata e della pensione annua lorda, a parità di potere d’acquisto, che si potrà ottenere.
Le ipotesi di base assunte nella busta arancione sono ottimistiche per quanto riguarda l’andamento del Pil (Prodotto interno lordo): inoltre prevedono una discreta dinamica di carriera e, soprattutto, una vita lavorativa continua, cioè senza buchi contributivi. In questo modo, molti lavoratori rischiano di sovrastimare la pensione obbligatoria che potranno ottenere quando smetteranno di lavorare e, sull’altro fronte, di sottostimare la necessità di una pensione di scorta. «E’ necessario non limitarsi alle ipotesi di default e fare una simulazione personalizzata in base a parametri più realistici — sottolinea Andrea Carbone, partner di Progetica —. La previdenza complementare può fornire un importante contributo, ma bisogna muoversi per tempo e accettare una minima dose di rischio. Come mostrano le elaborazioni chi cerca la tranquillità deve affrontare un sacrificio economico decisamente più pesante».
I prodotti
Le simulazioni di Progetica considerano da un lato un comparto bilanciato con il 70% di obbligazioni e dall’altro un garantito con rendimento minimo annuo del 2%, i costi medi dei fondi pensione aperti disponibili sul mercato e la tassazione in fase di accumulo e durante la liquidazione della rendita vitalizia. Il regime fiscale della previdenza complementare è favorevole soprattutto per quanto riguarda la prestazione finale. Quest’ultima, infatti, viene tassata a titolo definitivo con un’aliquota del 15%, con una riduzione dello 0,30% per ogni anno di partecipazione superiore al quindicesimo, per una riduzione massima del 6%. In pratica, con una permanenza di trentacinque anni nel programma previdenziale la tassazione si riduce al 9%. Le elaborazioni di Progetica si basano su uno scenario di mercati finanziari che ha il 50% di probabilità di verificarsi e tengono conto dell’inflazione.