Opinione della Settimana

Busta arancione a 7 milioni di italiani, la “copertura netta” elemento chiave

Busta Arancione (3) Imc(di Vitaliano D’Angerio – Plus24)

Il tasso di sostituzione netto indica quanto manca (gap) per raggiungere il 100% dell’ultima busta paga

Pagina 2, ultima riga nella tabella in alto del documento spedito con la busta arancione: alla voce “tasso di sostituzione netto” c’è una percentuale. È l’elemento più importante della fatidica missiva inviata dall’Inps, in arrivo nelle case di 7 milioni di italiani sprovvisti della password per l’accesso al cervellone dell’istituto di previdenza. Ricordatevi quella percentuale: nel documento inviato, l’Inps spiega che «rappresenta la percentuale dell’importo della pensione rispetto all’ultima retribuzione netta percepita».

Pensioni differenti

C’è un gap, una differenza fra l’ultimo stipendio (al netto di tasse e contributi) che prenderemo prima di lasciare il lavoro e l’assegno previdenziale che riceveremo. Per i nostri padri e nonni, andati via con il metodo retributivo, la percentuale non scendeva sotto l’80% visto che le loro pensioni erano calcolate sulle retribuzioni degli ultimi 5 anni. Per la generazione post Riforma Dini (1996), l’assegno previdenziale viene stabilito con il metodo contributivo: ovvero prendi di pensione quanto hai versato nel corso della carriera e i contributi sono agganciati al Pil (attualmente non brillante) e alle aspettative di vita che, per fortuna, aumentano; purtroppo la rivalutazione delle future pensioni è inversamente proporzionale alle speranze di vita.

Destinatari della busta arancione

Vi anticipiamo qualche elemento della missiva arancione, i destinatari della stessa e dove andare per lo Spid, la password universale (o identità digitale) che consente di accedere ai servizi della Pubblica amministrazione e dei privati.

«Destinatari della busta arancione sono al momento i 7 milioni di dipendenti privati, lavoratori autonomi e iscritti alla gestione separata (ex co.co.co) non possessori del pin Inps – ricorda Massimo Antichi, dirigente Inps, componente del team che si è occupato della busta arancione –. Questa settimana sono partite le prime 150mila lettere». Nella conferenza stampa di metà marzo, venne annunciata una media di 150mila buste al giorno che avrebbe consentito di smaltire tutto entro l’estate. Inoltre fu annunciata, entro fine anno, pure la spedizione agli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici; in tal caso la busta arancione verrà spedita con un cedolino mensile.

Costi, Spid e altri contenuti

Chi paga le spese di invio? Inps ci ha messo un milione di euro. Altri 2,5 milioni, nel triennio, li finanzierà Agid, l’Agenzia per l’Italia digitale. C’è una convenzione Agid-Inps: il finanziamento non riguarda soltanto la busta arancione ma una serie di servizi legati a Spid, il Sistema pubblico di identità digitale che assegna a ciascun italiano una userid e una password universale per i servizi online (www.spid.gov.it per tutti i dettagli). Chi riceve la busta arancione è invitato a rifornirsi della Spid dai tre soggetti abilitati: Poste, Tim e Infocert. Nello specifico, Poste ha già abilitato 3.800 sportelli per il riconoscimento (via carta d’identità o altro documento) e il rilascio della password. A quel punto, si potrà anche effettuare una simulazione con il cervellone Inps, inserendo dati diversi da quelli ricevuti via busta arancione. E utilizzando, suggeriscono gli esperti, stime più prudenziali per evitare in futuro brutte sorprese nell’assegno previdenziale.

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