(di Federica Pezzatti – Plus24)
Ma per Moody’s il credito del settore non è a rischio almeno nel breve periodo
Londra patria della finanza, dove il settore assicurativo gioca da sempre un ruolo di rilievo. Il report “Guide to Brexit” pubblicato da TheCityUk pone in evidenza come lo sviluppo del mercato unico europeo abbia favorito il Regno Unito nell’ultimo ventennio. Ne è prova il fatto che il London Market sia il primo al mondo per l’international trading assicurativo e riassicurativo; alla clientela europea è riconducibile circa il 17% della raccolta premi delle compagnie del London Market e il 16% della raccolta premi Lloyd’s.
Anche secondo uno studio di Moody’s le conseguenza sarebbero di natura prospettica e relative al business mentre ci sarebbero rischi modesti per il settore assicurativo globale e il suo merito di credito. «L’impatto a medio-lungo termine sull’economia del Regno Unito dipenderà dagli accordi commerciali raggiunti dopo un’uscita», spiega Helena Kingsley-Tomkins, analista di Moody’s e autore del rapporto. Moody’s non si aspetta modifiche al “passaporto” delle compagnie che spesso conducono i loro affari tramite controllate locali. Piuttosto guarda con preoccupazione anche alle conseguenze sui portafogli delle compagnie assicurative più esposte alle azioni, indipendentemente da dove siano basate. Inoltre se il Pil britannico dovesse contrarsi potrebbero esserci conseguenze anche sui premi assicurativi per le coperture aziendali. Ma il settore è comunque preoccupato dall’incertezza che si innescherebbe in caso di Brexit. Lo ha ribadito anche Adrian Montague, il nuovo presidente di Aviva, la più grande compagnia di assicurazione della Gran Bretagna, durante l’Annual General Meeting. Del resto compito degli assicuratori è la misurazione del rischio e in questo caso le compagnie non sono in grado di calcolare le conseguenze di Brexit. «Preferiremmo evitare l’incertezza — ha concluso Montague — per noi non c’è alcuna polizza assicurativa contro Brexit».
L’eventuale uscita preoccupa anche il resto del mercato assicurativo londinese, il cui valore è stimato in oltre 60 miliardi di sterline di premi e dà lavoro a 48mila persone. Da un recente sondaggio è emerso che il 70% degli operatori pensa che Brexit danneggerebbe molto il mercato. Con gravi conseguenze soprattutto per il business del consorzio dei Lloyd’s, favorito dall’appartenenza al mercato comunitario (che da un punto di vista assicurativo, rappresenta un terzo del mercato globale).
Ma l’industria assicurativa continentale quali rischi corre? «Brexit per noi non è un tema così rilevante, a meno che non vi siano propagazioni sui mercati finanziari, che però ora non riusciamo a quantificare», ha spiegato Alberto Minali, direttore generale e Cfo del gruppo Generali durante la presentazione dei dati trimestrali. L’esposizione in sterline di Generali è inferiore ai 2 miliardi di euro (meno dello 0,5% sugli asset gestiti). Non ci sono operations in Inghilterra, se non la branch che sottoscrive dei rischi internazionali, commercial e corporate, che però è guidata dalla casa madre. L’unica altra attività, sono alcuni titoli di debito emessi negli anni scorsi in sterline; se vi fosse una svalutazione della sterlina l’impatto sarebbe positivo. Anche Allianz dice di non aver preso posizioni finanziarie: «Brexit è una pura scommessa», ha ricordato Dieter Wemmer, Cfo della compagnia tedesca.