Opinione della Settimana

L’etilometro per smartphone che ricostruisce gli incidenti

Frode Assicurativa - Incidente Imc(di Massimiliano Peggio – La Stampa)

Presto arriverà a Torino, rivelerà se eravamo al telefono poco prima di un incidente

Scagli il primo smartphone chi non ha mai twittato, snapchattato, postato, whatsappato, instagrammato, emailato stando alla guida. Se telefonare distrae gli automobilisti, i contatti social, dicono le statistiche, lo fanno ancora di più.

Adesso le polizie di tutto il mondo, compresa quella italiana, potrebbero adottare in pattuglia «l’etilometro dei cellulari», un dispositivo portatile in grado di analizzare in tempo reale, in caso di incidente, se lo smartphone del conducente era in uso al momento dello schianto oppure no. Negli Stati Uniti, dove guidare al telefono è grave come essere sbronzi, si sta già testando la tecnologia partorita dalla Cellebrite, l’azienda israeliana che ha aiutato l’Fbi a sbloccare l’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino.

Nei laboratori dell’istituto superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione, Siti, associazione senza scopo di lucro, costituita tra Politecnico di Torino e Compagnia di San Paolo, a cui collabora attivamente l’unità scientifica della polizia municipale torinese, si è discusso in un recente «digital day», dedicato alle nuove frontiere delle tecnologie forensi, di questi dispositivi, oltre all’impiego di applicazioni per estrapolare immagini, violare computer e dare la caccia ai cyberterroristi. «Ricostruire che cosa ha fatto un cellulare prima di un determinato evento, al di là delle applicazioni pratiche che spettano alle competenze della polizia giudiziaria – spiega Sergio Olivero, responsabile del settore sicurezza di Siti – può essere estremamente importante per salvare delle vite».

E la polizia municipale di Torino, malgrado quell’etichetta negativa spesso associata ai «vigili urbani», è tra le più avanzate nel settore. Non a caso infatti la proposta di adottare questo tipo di dispositivi parte da qui, dove per la prima volta in Italia i tecnici dell’unità scientifica e tecnologica stanno ricostruendo un incidente stradale mortale partendo dall’analisi forense «comparata» dei cellulari delle persone coinvolte nel sinistro. «L’utilizzo di dispositivi del genere – afferma Giovanni Acerbo, dirigente della polizia municipale – potrebbe essere di grande aiuto per gli operatori, come già avviene negli Stati Uniti. E noi siamo molto interessati alle novità: è sotto quest’ottica, grazie al progetto Smart city, che abbiamo sviluppato la cooperazione Siti e Politecnico».

Ma questa tecnologia, che potrebbe fare il suo esordio a Torino, salvaguarda la privacy degli utenti? «L’etilometro dei bit» certifica dal punto di vista forense l’esistenza di un contatto, ma non la sua natura. Non svela con chi stavamo chattando e su quale argomento: registra l’attivazione del telefono e la sua durata, per permettere alla polizia di ricostruire a ritroso il nostro cattivo comportamento alla guida. Attenti, dunque, alle bugie.

In realtà, i dispositivi che riescono a «leggere nei cellulari», possono aver molte applicazioni. «Studiare i contatti social, ad esempio, può svelare i comportamenti delle masse in caso di eventi catastrofici – aggiunge Olivero –. Ecco, questo è il nostro obiettivo di ricercatori: promuovere soluzioni per la sicurezza di un territorio tenendo conto di tutte le potenzialità tecnologiche».

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