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Relazione annuale ANIA, risultati e trend del mercato assicurativo italiano

ANIA (2)La prima relazione annuale ANIA della presidenza di Maria Bianca Farina, dopo aver tracciato un quadro delle principali tendenze dell’industria assicurativa si è soffermata sull’analisi del mercato italiano, con i principali risultati e trend del 2015.

I risultati

Nel 2015, la raccolta premi lorda complessiva (Danni e Vita) ha raggiunto i 150 miliardi di Euro, in crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente.

Nello scorso esercizio i premi Vita hanno superato i 115 miliardi, in crescita del 4% e nel comparto si è registrato un cambiamento nel mix di prodotti venduti: alla contrazione della vendita dei prodotti di ramo I (-5,7%, poco meno di 78 miliardi) si è contrapposto il deciso aumento nella commercializzazione delle polizze di ramo III (quasi 32 miliardi, +45,8%). I primi mesi del 2016, invece, hanno evidenziato una tendenza opposta per gli indicatori della nuova produzione: una flessione per la raccolta premi di tipo linked, a causa dell’elevata volatilità dei mercati finanziari, mentre si registra una lieve crescita per le soluzioni tradizionali.

La Rc Auto, con oltre 14 miliardi di Euro in premi raccolti, continua a essere il più importante tra i rami Danni. Le imprese, anche in conseguenza dei risultati tecnici positivi registrati nel triennio 2012-2014, hanno continuato nel 2015 ad applicare riduzioni significative delle tariffe; il volume premi, dopo il calo già osservato nel 2013 (-7%) e nel 2014 (-6,5%), ha registrato nel 2015 un’ulteriore contrazione, analoga a quella dell’anno precedente. Nel complesso, ha scritto Farina, lo scorso anno gli italiani hanno risparmiato un miliardo di Euro per assicurare un numero di veicoli praticamente invariato (circa 40,6 milioni).

Anche per effetto dei segnali di ripresa del ciclo economico, i premi degli altri rami Danni, pari a quasi 18 miliardi, sono invece cresciuti dell’1,1%, consolidando il recupero già registrato nel 2014 (+0,9%). ANIA ha segnalato, in particolare, la crescita del 4,2% per il comparto salute.

Il risultato d’esercizio delle imprese di assicurazione italiane nel 2015 è stato nel complesso pari a 5,7 miliardi, in lieve riduzione rispetto ai 6 miliardi del 2014. Al dato ha contribuito principalmente il saldo della gestione assicurativa che, come nel 2014, ha superato i 6,5 miliardi. Il risultato tecnico del settore Vita è stato positivo grazie alla crescita del fatturato, sebbene vi sia stato un calo degli utili di investimento di oltre il 20%, mentre nel settore Danni il calo dei premi è stato compensato da una riduzione dell’onere dei sinistri, per cui il risultato tecnico si è attestato sugli stessi livelli del 2014.

L’industria assicurativa italiana, ha segnalato la presidente ANIA, continua a dare prova di solidità. Il patrimonio netto ammonta, a fine 2015, a 66 miliardi e l’indice di solvibilità, secondo le regole di Solvency I, è pari a 1,5 nell’assicurazione vita e a 2,8 nei rami danni, livelli di assoluta sicurezza. I dati relativi alla fase iniziale del regime Solvency II attestano nel complesso un miglioramento degli indici di solidità patrimoniale.

Alla fine del 2015, i dipendenti in servizio nelle imprese assicurative erano 46.754, in leggera contrazione nell’ultimo biennio ma in linea con i livelli precedenti la crisi del 2008. La riduzione, ha evidenziato Farina, “è anche la conseguenza di importanti processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendali che hanno reso necessario, in molti casi, il ricorso alle prestazioni straordinarie del Fondo di Solidarietà ANIA/AISA, con conseguenti procedure di accompagnamento alla pensione dei lavoratori più anziani”.

“Siamo oggi in una delicata fase di rinnovo contrattuale, che deve avere come obiettivo primario il rafforzamento della capacità del settore di fronteggiare le sfide del futuro – si legge in un passaggio della relazione annuale –. Per far questo è necessario riordinare e ammodernare molti istituti contrattuali quali: l’orario di lavoro, la fungibilità delle mansioni, i call center, gli automatismi. Il tutto in un’ottica che, attraverso la valorizzazione del merito e la razionalizzazione dei costi, possa salvaguardare, in chiave prospettica, i livelli occupazionali del settore”.

Quanto ai canali distributivi, che vedono coinvolti circa 250.000 collaboratori, ANIA segnala come in Italia (analogamente a quanto emerso in Europa) si è assistito negli ultimi anni alla diffusione di un modello basato sulla multicanalità. Nei rami Danni il canale prevalente è rappresentato dagli agenti, che hanno intermediato nel 2015 il 78,6% della raccolta premi. Seguono i broker, la cui quota di mercato, pari all’8,4%, risulta tuttavia sottostimata in quanto non tiene conto degli affari presentati alle agenzie e non direttamente alle imprese (circa 25% dei premi). La vendita diretta – che include i canali internet e telefonici, nonché la produzione effettuata presso le Direzioni Generali delle imprese – raggiunge una quota di mercato pari all’8,1% (4,7% per i soli canali internet e telefonici). Gli sportelli bancari e postali, infine, hanno intermediato nel 2015 il 4,7% del totale dei premi danni.

Nell’assicurazione Vita il principale canale distributivo è rappresentato dagli sportelli bancari e postali (63,4%); seguono i promotori finanziari (15,9%), gli agenti (12,8%), la vendita diretta (7,3%) e i broker (0,5%).

Secondo ANIA è indubbio “che l’ingresso di nuovi operatori e il processo di innovazione tecnologica abbiano posto agli intermediari assicurativi nuove e complesse sfide; nel contempo, si sono però presentate anche nuove opportunità. Siamo convinti che il ruolo degli intermediari tradizionali sia destinato a rimanere centrale”.

Anche se l’evoluzione tecnologica sta portando a nuove modalità di interazione con gli assicurati – ha sottolineato la presidente Farina –, “la rete distributiva continuerà a essere un valore grandissimo per le imprese, per la sua capacità di sensibilizzare i clienti sulle tematiche della prevenzione, della protezione, del risparmio. La rete potrà beneficiare di un più ampio ricorso alle nuove tecnologie, anche per rafforzare il legame con i clienti”.

Secondo l’Associazione delle imprese assicurative occorre avere la capacità, in questa prospettiva, di spingere sull’attività di consulenza “per il soddisfacimento dei numerosi e variegati bisogni di protezione della clientela”. Gli spazi per rafforzare la posizione sono indivduabili all’attuale situazione di sottoassicurazione nei rami Danni in Italia e alle potenzialità di maggiore diffusione delle coperture per le famiglie e per le imprese. In questa prospettiva risulterà inoltre centrale il ruolo della formazione: “Riteniamo che solo chi saprà costantemente aggiornarsi, anche dal punto di vista tecnologico, potrà operare con successo nel mercato”.

Le tendenze

Alla metà degli anni ’80, i premi raccolti erano pari al 2,5% del PIL, mentre lo scorso anno hanno raggiunto il 9%. Nel periodo considerato, dunque, l’assicurazione si è sviluppata tre volte di più dell’economia italiana. Soprattutto nel comparto Vita, si legge nella relazione annuale, la crescita è stata molto sostenuta negli anni recenti, in quanto i risparmiatori hanno affidato alle imprese assicuratrici una quota crescente del loro risparmio finanziario. Nel 2015 quasi il 14% degli attivi finanziari delle famiglie italiane risulta investito in polizze Vita, il doppio rispetto al 2000.

Un risultato che secondo ANIA è stato possibile grazie ad alcune caratteristiche “particolarmente apprezzate” dai risparmiatori: la sicurezza, la capacità di garantire rendimenti soddisfacenti, la contenuta volatilità dei risultati. Nel quinquennio 2011-2015, ad esempio, il rendimento lordo medio annuo delle gestioni separate – che rappresentano la parte preponderante del mercato – è stato pari al 3,8%, contro il 2,9% dei titoli di Stato, il 2,4% della rivalutazione del TFR e lo 0,8% dell’inflazione. E la volatilità dei rendimenti del ramo I è risultata “considerevolmente inferiore” rispetto a quella delle altre forme di investimento.

Nel 2015 le prestazioni lorde agli assicurati e agli altri aventi diritto sono ammontate a 147 miliardi di Euro, il 9% del PIL, con una crescita di oltre tre punti percentuali rispetto all’anno 2000. Le imprese assicuratrici detengono investimenti per quasi 700 miliardi, (il 42% del PIL), un ammontare che fa dell’assicurazione “il principale investitore istituzionale italiano”. Lo scorso anno, tra gli investimenti rientravano obbligazioni e altri titoli a reddito fisso per 438 miliardi, di cui oltre 280 miliardi in titoli di Stato italiani.

“Di fronte alla dimensione che ha assunto, alla sua crescita nel tempo, al ruolo economico e sociale che svolge – ha evidenziato Farina, concludendo questo passaggio sul mercato italiano –, risulta evidente che il settore assicurativo rappresenta un asset centrale del sistema Italia. Lo è diventato grazie ad alcuni principi fondamentali, tipici dell’attività assicurativa: la fiducia, l’orizzonte temporale di lungo periodo, la stabilità, la mutualità. Sono principi che possono e devono essere messi a frutto anche per affrontare le numerose sfide dell’immediato futuro”.

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ANIA – L’Assicurazione italiana in cifre – Edizione 2016

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