(di Sandra Riccio – F Financial Magazine)
Le associazioni dei consumatori lamentano ancora scarsa trasparenza sulle polizze legate ai mutui nonostante gli interventi dell’Ivass. Cosa fare per evitare costi eccessivi
Si sono fatte una cattiva fama di trappola per le tasche delle famiglie. Le assicurazioni a protezione dei mutui e dei finanziamenti, le cosiddette Ppi (Payment protection insurance) sono comunque un prezioso strumento di tutela per le famiglie perche mettono al riparo da imprevisti come morte, malattia o perdita del posto di lavoro. In questi casi il debito rimasto viene cancellato dalla banca. Nonostante l’apparente semplicità, da anni questi strumenti sono sotto il faro di istituzioni e associazioni di consumatori. Scarsa trasparenza, costi occulti e troppo elevati, interessi del mutuo da corrispondere anche su questi prodotti, premi non rimborsati e conflitti d’interesse vari, hanno spinto più volte l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza delle assicurazioni, a intervenire e a mettere dei paletti. L’ultimo richiamo è di un anno fa con la lettera inviata al mercato, di intesa con Bankitalia. Le disposizioni dovevano essere attuate entro febbraio di quest’anno. Parallelamente è partita, a maggio 2016, una nuova indagine sui costi. F Financial Magazine ha cercato di capire cosa è cambiato dall’invio della lettera e come è possibile limitare i costi di questi prodotti Qualche passo avanti è stato fatto, per esempio l’introduzione del diritto di recesso entro i 60 giorni è una svolta di rilievo. Molte insidie restano però e, mentre l’Ivass riferisce di miglioramenti introdotti dalle compagnie, le associazioni dei consumatori continuano a lamentare le criticità di sempre.
Costi ancora elevati per queste polizze
“Il tema delle polizze sui mutui resterà sempre spinoso fino a che le provvigioni girate alle banche resteranno alte”, spiega Antonio Pinto, componente del direttivo nazionale di Confconsumatori. I premi da pagare in molti casi sono eccessivi e arrivano a superare i 5mila euro su un mutuo di 100mila. Il dito è puntato sulle quote retrocesse alle banche che sono intorno al 40% del premio con punte anche dell’80%. Non a caso il mercato è florido e vale intorno ai 2 miliardi di euro l’anno per le banche. Dai reclami gestiti si evince una scarsa qualità del servizio offerto alla clientela che non appare coerente con i livelli di provvigione. “In assenza di una norma che fissi un tetto alle provvigioni delle banche, abbiamo lanciato l’indagine sui costi dei Ppi per capire cosa viene remunerato e se i prezzi sono adeguati alla qualità del prodotto e al servizio reso. I risultati dell’indagine li condivideremo con la Banca d’Italia e valuteremo insieme i prossimi passi”, dice Annamaria Damiani, titolare della divisione imprese estere dell’Ivass. Va detto che al mutuatario è data la possibilità di presentare una propria polizza, scelta sul mercato e alternativa a quelle sottoposte dalla banca. La banca non può rifiutare la polizza del mutuatario che abbia le caratteristiche richieste.
Le polizze forzate e il recesso
Le polizze Ppi non sono obbligatorie. Il mutuatario, a differenza di quanto riguarda la polizza scoppio e incendio, non è obbligato a sottoscriverla. Tante volte però quel che esce dalla porta, rientra dalla finestra. “Gli istituti hanno gioco facile nel fare pressione sul cliente con la promessa di condizioni più favorevoli per il mutuo in caso di stipula della polizza o, peggio, con la minaccia di stop al prestito senza questa copertura”, riferisce Pinto. Ci sono anche segnalazioni di contratti “infilati” tra le carte del mutuo. Su questo aspetto sono intervenute l’Ivass e Bankitalia con indicazioni per le banche su come presentare lo strumento, per renderlo meno nebuloso. Per fare un esempio, la banca o l’assicurazione, secondo le recenti disposizioni dell’Ivass, devono inviare una lettera al mutuatario in cui si sottolinea la possibilità di recedere dalla polizza entro 60 giorni.
In caso di surroga chiedere il rimborso della polizza
C’è poi un punto che pochi ancora conoscono. “Le famiglie hanno diritto al rimborso del premio non goduto della loro polizza Ppi nel caso di trasferimento del mutuo in un’altra banca o estinguano il finanziamento”, spiega Annamaria Damiani. E’ una misura che è stata introdotta dall’Ivass già nel 2010. Occorre quindi verificare che le somme vengano restituite. E’ chiaro che si può anche decidere di mantenere il contratto e portarlo con sè nella nuova banca se ha le caratteristiche richieste. A questo punto si collega un’altra pratica poco corretta che continua a venficarsi. “Alcune banche non accettano la polizza vecchia e impongono al cliente di firmarne una nuova, in caso di trasferimento nel loro istituto”, racconta Pinto che di recente si è trovato di fronte a un grande istituto che ha chiesto un nuovo contratto. Questo significa dover mettere mano di nuovo al portafoglio per un servizio gia pagato al momento dell’accensione del mutuo .Margini di manovra di fronte a questa richiesta non ce ne sono. L’unica cosa è farsi bene i conti per capire se conviene il passaggio alla nuova banca.
Attenzione all’adeguatezza della polizza
Altro tema importante è quello dell’adeguatezza della polizza, sia riguardo allo stato lavorativo di chi sottoscrive il contratto, sia riguardo allo stato di salute. “La lettera Ivass del 2015 ha preteso maggiore trasparenza su questo punto – spiega Daniela Mariani, titolare della divisione prodotti e pratiche di vendita all’Ivass –. Questo per evitare negazioni di prestazioni come gia avvenuto”. Per fare un esempio, prima la banca faceva firmare al mutuatario una dichiarazione di buono stato di salute generica al momento della stipula, senza chiedere informazioni dettagliate sul suo passato sanitario. Succedeva poi che, in caso per esempio di morte per infarto, non veniva rimborsato perché nel passato del cliente si era scoperto un lieve problema al cuore. Se questo dato fosse stato chiesto subito, probabilmente il cliente non avrebbe firmato quella polizza e ne avrebbe forse cercata un’altra. “Adesso le banche devono entrare nel dettaglio facendosi carico di richiedere informazioni più puntuali in fase assuntiva – dice Mariani –. In questo modo si evita di far sottoscrivere prodotti inadatti”.
Come difendersi
“Abbiamo notato un minor numero di reclami e gli operatori stanno accogliendo le richieste che vengono presentate”, dice Annamaria Damiani. L’attenzione comunque va tenuta alta perché il terreno è ricco di tranelli. Chi ha già un mutuo può fare poco, dato che la polizza è gia contrattualizzata. Ha più margine di manovra chi invece deve ancora scegliere il mutuo e quindi la polizza. “Intanto deve avere ben chiaro che l’assicurazione non è obbligatoria – dice Daniela Mariani –. Se decide di dotarsi di questa tutela è bene che elenchi tutte le proprie esigenze e definisca bene il proprio stato di salute e occupazionale in modo da non incorrere, un giorno, in brutte sorprese”. Meglio poi fare confronti con altri prodotti. Infine è bene aspettare la lettera di benvenuto e rileggere le caratteristiche della polizza. Nel caso non vadano bene, si può esercitare, nei 60 giorni, il diritto di recesso.
Da cosa dipende il prezzo della polizza
“Spesso i consumatori non vedono di buon occhio questi prodotti – dice Laura Balla, head of marketing and communication per MetLife in Italia –. Tuttavia è anche vero che sono strumenti fondamentali e rappresentano un gesto di responsabilità verso tutta la famiglia”. Per l’esperta, la serenità del nucleo familiare sta al primo posto e, rispetto alla sicurezza che queste polizze possono offrire, il loro costo non è troppo alto. Certo, occorre scegliere con cura tra i prodotti, in modo da proteggersi nel modo giusto al prezzo giusto. Il costo dipenderà dall’età dell’assicurato, poi dalla durata del mutuo e dall’importo. Pesano le singole garanzie inserite nel pacchetto. Si parte dall’opzione base, ovvero l’estinzione totale del debito in caso di morte del mutuatario, oppure, spendendo un po’ di più è possibile aggiungere altre coperture. Per esempio, assicurare un mutuo di 100mila euro di 10 anni di durata per decesso e invalidità totale, costerà 17 euro al mese (204 euro l’anno da pagare per 7 anni) a un 40enne (non fumatore). Per le stesse condizioni un 50enne paga 561 euro per 7 anni.