(di Patrizia Puliafito – Corriere Economia)
La ricerca di M&G che ha interpellato un campione di lavoratori attivi italiani: il 58% tiene i soldi sul conto corrente o di deposito. Il 39% accantona con scopi previdenziali. Solo il 16%, però, si sente al sicuro
L’attuale contesto non è certo molto favorevole al risparmio. Non solo per i tassi negativi che scoraggiano gli investimenti, ma anche perché le entrate sono appena sufficienti per il quotidiano e le famiglie sono in affanno. Ma una novità c’è ed è figlia di un’altra paura: quella del futuro. Chi riesce a risparmiare, ha come obiettivo prioritario la pensione, pur nella piena consapevolezza che, una volta uscito dal mondo lavorativo, non riuscirà a mantenere lo stesso tenore di vita. E’ quanto si rileva da un sondaggio realizzato per conto di M&G Investments, da Gfk che ha tastato il polso a 600 uomini e donne, di età compresa tra i 35 e i 74 anni.
Chi sono
Un campione rappresentativo composto per il 71% da lavoratori attivi (59% impiegati full time, e il 12% impiegati part-time) e dal 25% di pensionati. Per quanto riguarda la distribuzione geografica, il 36% degli intervistati risiede nel Nord Ovest; il 30% nel Nord Est; il 18% al Centro e il 16% nel Sud e nelle isole. Le interviste sono state condotte tra il 21 giugno e il 5 luglio 2016. In piena epoca di referendum Brexit, quando era ai massimi la preoccupazione sul futuro dell’Europa. «Dal sondaggio — spiega Matteo Astolfi, responsabile di M&G Investments in Italia — emerge che ancora molte famiglie, il 35%, non è in grado di accantonare denaro. In compenso, fatto rilevante, gli italiani hanno preso coscienza che è importante risparmiare per la pensione e lo fa il 39% degli intervistati, ma occorre dedicare più tempo alla finanza personale perché poi emerge che solo il 16% ritiene di essere riuscito a risparmiare abbastanza per costruirsi una buona pensione».
In realtà, per accantonare un buon gruzzoletto che garantisca una pensione appropriata, bisogna cominciare a fare economia da giovani. Invece, il 33% degli intervistati, dichiara di aver iniziato ad accantonare tra i 30-40 anni e il 36% tra i 40-50 anni. La pensione tuttavia non è il solo motivo d’insonnia degli italiani. «Le famiglie — prosegue Astolfi — temono le spese impreviste, in particolare quelle mediche che preoccupano il 72% degli intervistati, mentre il 17% è assillato dal pensiero di non riuscire a rimborsare i debiti contratti, un altro 17% teme di non riuscire a far fronte a eventuali rincari di beni e servizi, del mutuo o del canone d’affitto».
Così, potendo, si risparmia prima di tutto per far fronte alle emergenze e al futuro ci pensa dopo. Il 23% degli intervistati fa economia per le emergenze quotidiane, il 19% per comprare casa, il 13% per la scuola e le tasse universitarie, il 6% per fare una vacanza. Solo il 19% degli intervistati si preoccupa di economizzare per lasciare qualcosa agli eredi.
La destinazione
Ma chi riesce a risparmiare dove investe? Secondo il sondaggio, ben più della metà (il 58%) tiene la liquidità sul conto corrente e conto di deposito, perché scoraggiata dai tassi negativi e preoccupata per la situazione dei mercati finanziari. «Certo — prosegue Astolfi — tenere i soldi, in banca, sempre disponibili, dà sicurezza, ma si perdono buone opportunità di far fruttare il risparmio». Ci sono poi i disorientati che, defraudati dei Bot che offrono ormai solo tassi negativi, non sanno che pesci prendere, mentre il 23% del campione dichiara di non azzardare mosse, perché non adeguatamente informato sulle diverse opzioni e sui prodotti finanziari.
«Sono tutti errori comportamentali che alla lunga si pagano — aggiunge Astolfi — infatti, se si ha l’ambizione di aprire un’attività propria, comprare casa, fare un viaggio importante, mandare i figli all’università godersi serenamente la vita, una volta in pensione, il solo accantonamento non può bastare. Bisogna mettere i soldi a frutto e, affidandosi a un buon professionista, la soluzione d’investimento adeguata si può trovare». Naturalmente, gli esperti sostengono che per ottenere guadagni, occorre impegnarsi in un investimento per un tempo abbastanza lungo: cinque-dieci anni. Il sondaggio mette l’accento anche su altro errore comportamentale molto diffuso tra i connazionali: non sapere diversificare il portafoglio. Gli italiani investono prevalentemente in asset domestici, mentre, oltre confine si possono trovare buone opportunità di rendimento.