(di Andrea Di Turi – Avvenire)
Poche settimane fa, un’indagine curata dal professor Luca Pesenti dell’Università Cattolica di Milano, e promossa da Welfare Company, ha mostrato come le aziende abbiano accolto con particolare favore le novità introdotte con la Legge di Stabilità 2016 per la promozione del welfare aziendale. Un’altra recente ricerca, di Zurich Insurance Group, ha rilevato che gli italiani guardano con crescente interesse e fiducia alle proposte delle aziende sul fronte del welfare aziendale. Intanto sta scaldando i motori la seconda edizione del Rapporto Welfare Index Pmi, l’indagine presentata per la prima volta la scorsa primavera, su iniziativa di Generali Italia in collaborazione con Confagricoltura e Confindustria, che ha mostrato chiaramente come non siano solo le grandi aziende a incamminarsi su questo sentiero ma sempre più anche le piccole e medie imprese. Tra l’altro la seconda edizione del rapporto, che vedrà la luce a marzo 2017, è stata allargata anche alle realtà del Terzo settore. Questi sono solo alcuni dei tanti segnali che dicono come il ruolo delle aziende all’interno di un sistema di welfare in trasformazione stia crescendo considerevolmente. E rapidamente.
Essendone ben consapevoli, molte aziende avvertono in modo quasi pressante, specie in prospettiva futura, la necessità di dotarsi di adeguate figure professionali. In quest’ottica si può definire lungimirante la decisione presa negli anni passati da Altis, l’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, di varare il corso di alta formazione “Professione Welfare”, che con quella partita a inizio settimana è giunto ormai alla terza edizione. Ponendosi come punto di riferimento a livello nazionale sui temi del welfare applicati alla realtà aziendale. E quindi nella preparazione di quella figura professionale che sempre più spesso, in ambito profit, non profit e anche nell’amministrazione pubblica, si è preso a identificare col titolo di welfare manager.
L’edizione di quest’anno, organizzata in collaborazione con Adapt e Cisl Lombardia e articolata in quattro moduli di due giornate ciascuno (fino a metà dicembre), si caratterizza in particolare per alcuni aspetti. Innanzitutto il percorso didattico, che da ampio spazio tra l’altro all’analisi della capacità dei processi di welfare di generare valore condiviso per la comunità. Poi le modalità di offerta didattica, che fondono tradizione e creatività unendo alla docenza in aula esercitazioni con tecniche di frontiera (design thinking, action learning teatrale). Infine le testimonianze, che vedono la presenza di alcuni fra i soggetti che stanno portando avanti le più interessanti sperimentazioni in Italia sul fronte del welfare aziendale.