(di Luigi Grassia – La Stampa Tuttosoldi)
L’ad Emanuelli: dopo i Vigili del fuoco interveniamo noi a riparare i danni
In un’Italia che è (purtroppo) numero uno in Europa per il dissesto idrogeologico, le alluvioni, i terremoti e gli incendi, opera un’azienda che si chiama Belfor e che interviene a ripristinare i danni subiti dalle case, dagli ospedali e dagli impianti industriali e agricoli. Con tanto lavoro da fare è una sorpresa che la Belfor abbia un giro d’affari di soli 21 milioni di euro all’anno – dato del 2015, bilancio più recente disponibile.
Di Belfor Italia è amministratore delegato l’ingegner Filippo Emanuelli (nella foto), 48 anni, che descrive così l’identità dell’impresa: «Siamo la filiale italiana di una multinazionale nata in Svizzera nel 1968 e diventata americana nel 2005. II gruppo è cresciuto nel mondo fino a un fatturato di 1,2 miliardi di euro all’anno con 7 mila dipendenti. In Italia siamo 120 lavoratori, quasi tutti tecnici qualificati con competenze di ingegneria, idraulica, chimica eccetera, che salgono a 200 contando i dipendenti delle aziende esterne che lavorano con noi e sono pronte in ogni momento a fornirci supporto logistico, gruppi elettrogeni e container».
Duecento persone al lavoro non rischiano di essere pochine in un posti pieno di sinistri come l’Italia? «Quando c’è bisogno», risponde l’ingegner Emanuelli, «le nostre squadre vengono integrate dai colleghi che lavorano in Spagna, Germania, Austria e così via. E noi, a nostra volta, diamo una mano all’estero se serve».
Che cosa fa in pratica la Belfor? Non presta il primo soccorso alle popolazioni: «Noi interveniamo dopo i Vigili del fuoco», dice Emanuelli. Per esempio i tecnici dell’azienda bonificano un impianto o un macchinario o un terreno «dopo che un’alluvione ha disperso l’olio idraulico di una pressa o ha svuotato un serbatoio interrato di gasolio». Emanuelli fa proprio questi specifici esempi, prima di farne tanti altri possibili, perché è il tipo di intervento che ha dovuto compiere di persona quando, nel 1994, si trovò ad affrontare la grande alluvione in Piemonte.
A quell’epoca (è ovvio) l’ingegnere non era ancora amministratore delegato di Belfor ma un giovane neoassunto. In seguito, la sua azienda ha fatto parecchie altre cose: per esempio ha bonificato il tunnel del Monte Bianco dopo il disastro del 1999 e ha fatto lo stesso con l’aeroporto di Fiumicino dopo il grande incendio che disperse nello scalo una quantità di sostante chimiche pericolosissime («è stato il più grande intervento del genere in un aeroporto in Europa», dice Emanuelli). La maggior parte delle operazioni di Belfor sono meno spettacolari e riguardano piccole e medie imprese, ma ci sono stati anche interventi molto scenografici su piattaforme petrolifere e su navi sia in porto sia in mare aperto.
Ma i potenziali clienti come fanno a conoscervi? «Ci facciamo conoscere attraverso enti e associazioni industriali», risponde l’ing. Emanuelli. «I nostri servizi sono anche inclusi in alcune polizze assicurative. Ma in Italia abbiamo due paradossi: siamo il Paese d’Europa più a rischio di catastrofi naturali, eppure non esistono assicurazioni obbligatorie (che invece hanno persino la Romania e la Turchia) e si fa poca prevenzione, un’altra attività in cui Belfor ha un’esperienza da mettere sul mercato».