(di Carlo Cerutti – Milano Finanza)
In realtà è dal 2008 che gli Usa fanno protezionismo, nota l’ad dell’agenzia di credito alle esportazioni. Però le aziende italiane hanno i prodotti giusti per continuare a crescere anche negli Stati Uniti
Nella Mappa dei Rischi 2017 presentata pochi giorni fa da Sace spicca un pericolo: il protezionismo. È questa la maggiore fonte di incertezza geopolitica evidenziata dall’agenzia di credito alle esportazioni. Ma malgrado l’emergere di nuove barriere commerciali l’amministratore delegato di Sace Alessandro Decio (nella foto) rimane fiducioso: per le imprese italiane ci sono ancora molte opportunità da cogliere all’estero grazie alla forza e al fascino del made in Italy.
Domanda. Come vede lo scenario statunitense con la presidenza Trump e la sua intenzione di promuovere misure protezionistiche?
Risposta. Ancora non possiamo prevedere l’ampiezza dei fenomeni cui assisteremo nei prossimi mesi. In realtà il protezionismo è già iniziato da diversi anni, gli Stati Uniti hanno implementato 1.084 misure di difesa del loro commercio dal 2008 a oggi, una ogni quattro giorni. Con Trump stiamo assistendo a un cambiamento forse più nei toni che nella sostanza, ma è un comunque un cambiamento di retorica importante, che rende più complesso gestire lo scacchiere internazionale. Ricordiamoci però che la crescita all’estero per le aziende italiane è un dovere. Anche in un mondo più complesso le imprese italiane devono essere in grado di crescere in nuovi mercati, consapevoli del fatto che alcuni dei nostri prodotti più forti sono meno sensibili a queste ondate di protezionismo. Sace, una delle export credit agency maggiori al mondo per volumi sottoscritti, è al loro fianco ed è un aiuto per crescere in maniera sana su questi mercati.
D. La vostra Mappa dei Rischi 2017 parla anche di economie che, in controtendenza, si aprono a mondo; da quelle dell’area andina a quelle della fascia subsahariana e di alcuni Paesi asiatici come la Corea.
R. Si tratta di mercati importanti, così come lo sono altre economie emergenti, su tutte quelle del Medio Oriente, area che prevede investimenti importanti in infrastrutture per i prossimi anni. Sono Paesi in cui non c’era l’abitudine a rivolgersi a export credit agencies, perché l’alto prezzo del petrolio garantiva finanziamenti diretti tramite cassa. Oggi i Paesi mediorientali sono molto sensibili a offerte di finanziamento efficaci come quelle offerte da Sace: si tratta di un volano importante per le aziende italiane che vogliono esportare in questi mercati. Tornando agli Usa, va segnalato che l’export italiano è cresciuto del 10% sia nel 2014 che nel 2015 verso gli Stati Uniti, che sono il mercato più importante in assoluto per le imprese tricolore. Anche in contesti protezionistici azioni efficaci e mirate possono permettere di crescere in maniera importante, soprattutto quando si ha un prodotto vincente, come spesso le aziende italiane. Ripetere che «non ci sono più opportunità a causa del protezionismo» è sbagliato; le occasioni ci sono e dove diventa più complesso trovarle le aziende italiane diventano più efficaci nel perseguirle.
D. Le imprese italiane sono sufficientemente consapevoli di avere a disposizione un partner come Sace, in grado di semplificare loro la vita all’estero?
R. Già lavoriamo su volumi più importanti rispetto ai nostri omologhi europei, ma vogliamo fare di più, abbracciare più imprese. Vogliamo accorciare i tempi di risposta in merito a quali rischi possiamo assicurare. Tra qualche mese saremo in grado di garantire una risposta entro otto giorni lavorativi, qualsiasi sia la richiesta o il contesto. Vogliamo anche convincere le aziende ad avere un rapporto più aperto con Sace; da subito potremmo così dare assicurazioni e garanzie rendendo più efficace la loro offerta commerciale. Da ultimo, le imprese devono capire che è importante assicurarsi dai rischi commerciali e politici: in media sono sottoassicurate su questo fronte rispetto ai concorrenti europei, rendendosi conto del rischio sol quando la situazione è diventata difficile da gestire. Assicurarsi da determinati eventi consente di concentrarsi meglio sullo sviluppo del prodotto.
D. Come valuta oggi il rischio-Italia? Lo spread si è allargato, tornano i dubbi sulla solidità dell’economia e sulla tenuta dei conti pubblici.
R. Nonostante tutto vediamo un quadro positivo. Sicuramente il Paese ha problemi, ma grazie al cielo abbiamo ancora imprese straordinarie, con prodotti e competenze eccezionali e un potenziale non pienamente sfruttato a livello di export che lascia ben sperare.
D. Di recente Sace ha elaborato un piano industriale importante. Gode di risorse superiori a 100 miliardi: che obiettivi avete fissato?
R. Nel piano abbiamo raccolto l’invito del nostro azionista Cassa Depositi e Prestiti a essere ambiziosi nel supportare la crescita della aziende italiane. Nel prossimo triennio vorremmo mantenere un roe medio intorno al 5% migliorando al contempo il solvency ratio, ora intorno al 135%, il tutto tramite una puntuale gestione e condivisione del rischio. Abbiamo già dimostrato di poter erogare somme importanti con un profilo di rischio ragionevole, come testimonia il nostro rating A-. Crediamo di poter compiere in maniera saggia e responsabile, assieme a Simest, uno sforzo aggiuntivo per poter ulteriormente appoggiare l’avventura delle imprese italiane all’estero.